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Com'è andato il primo giorno di chiusura delle scuole?

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“La risposta c’è ma non possiamo aspettarci dei dati quantitativi intanto perché si è appena partiti e la situazione è in divenire, e poi non c’è un monitoraggio. Di certo, abbiamo un ‘sentiment’ ed è positivo. Ci si sta industriando, sono tutti al lavoro, dai più esperti ai meno, e in tutte le scuole, distribuite in tutte le Regioni”. Cosi’ all’AGI il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, racconta la reazione delle scuole nel primo giorno di chiusura obbligatoria per l’emergenza coronavirus.

Giannelli plaude allo spirito di collaborazione di tutti, insegnanti e studenti. E sottolinea che vale sia al Nord che al Sud. “I più esperti sono in singole scuole, ma distribuite in tutto il paese. Abbiamo ottime realtà in Calabria ad esempio, in una scuola già equipaggiata a Gioia Tauro, dove erano andati il premier Giuseppe Conte e i ministri Provenzano e Azzolina; così come ci sono scuole del Piemonte, della Lombardia e del Veneto. Insomma, in tutta italia, in ordine sparso. Ci sono – racconta ancora – alcuni docenti che con molta volontà dialogano con i propri studenti per mandare elaborati che poi correggono”.

 “C’è compostezza e serietà – sottolinea poi – qualità che tendiamo a non autoriconoscerci. Gli italiani stanno affrontando il problema in modo composto. La scuola pure, in modo che non è sguaiato nè critico. Tutti capiscono che c’è un problema serio”. Anche se, ammette, “non è facile per le famiglie” E la reazione degli studenti? “Loro sono i piu’ tranquilli, seri, per loro si tratta di usare strumenti familiari, questa novità un po’ gli piace perché in genere non amano dover stare in classe la mattina presto mentre gli risulta più congeniale il contatto online o via pc a qualsiasi ora del giorno”.

Certo, osserva, “non so se tutto questo possa garantire la stessa qualità delle lezioni, non ci giurerei”. Ma, detto questo, si dice comunque “moderatamente ottimista” sulla gestione di questa fase particolare della didattica a distanza. Secondo il presidente dell’Anp, “il problema vero è la messa a regime della didattica a distanza. Ma questo – sostiene – è un problema tutto italiano: spesso ci sono trovate geniali singole che poi non diventano sistema, che non si riesce a condividere con gli altri colleghi, e questo vale in tutti i campi”.

Teme che la chiusura delle scuole possa essere prolungata oltre il 15 marzo? “Lo temo per la scuola e ancora di più dal punto di vista sanitario – replica – perché se ci fosse una proroga indubbiamente sarebbe un’evenienza negativa. Ma del resto – conclude – non credo ci siano altre modalità per reagire a questa emergenza. Noi facciamo il nostro meglio”.  

Vedi: Com'è andato il primo giorno di chiusura delle scuole?
Fonte: cronaca agi


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