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"Ci vietano di vendere mascherine sfuse". Poi la Regione Lazio interviene

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Se oggi un cittadino qualsiasi andasse in una farmacia di Roma (ma anche di gran parte d’Italia) e chiedesse una mascherina FFP2, di quelle più professionali e protettive (che arrivano a costare anche 10 euro l’una), si sentirebbe rispondere che non può averne una sfusa, deve acquistare tutto il pacchetto. A confezioni anche da 50 pezzi l’una, vorrebbe dire essere costretti ad acquistare un lotto sufficiente per un anno a 500 euro, privando altre 49 persone della mascherina. È la situazione paradossale denunciata dai farmacisti di Roma, dopo che la Federfarma locale ha diffuso un alert questa mattina in cui si afferma: “In considerazione dei verbali penali elevati ieri a svariate farmacie per il riconfezionamento delle mascherine, vi invitiamo temporaneamente a sospendere tale pratica e quindi a vendere momentaneamente solo le confezioni intere”. Dopo poche ore è intervenuta la Regione Lazio, che ha stilato un protocollo per dare il via libera, vista la situazione eccezionale, alla vendita di mascherine sfuse con alcuni paletti. Manca ancora però una misura nazionale. 

“Ora rischiamo di non venderle più – denunciava all’AGI prima dell’intervento della Regione la farmacista Cristina Barletta, titolare di una farmacia al centro di Roma – perché come si può vendere una confezione da 50 mascherine FFP2? Anche le chirurgiche arrivano in pacchi da 50, all’inizio le abbiamo sconfezionate e le vendevamo singolarmente, per darne due o tre a famiglia e accontentare tutti, ora invece ci dicono che rischiamo sanzioni anche penali, e ci siamo fermati. È assurdo che ci venga consentito di vendere sfusi i farmaci e le preparazioni galeniche, ma non i dispositivi di protezione individuale così richiesti in questo periodo”. ​ La situazione, sottolinea all’AGI Andrea Cicconetti, segretario di Federfarma Roma, “è paradossale e drammatica. Abbiamo la Guardia di Finanza che gira per la città e sanziona i nostri colleghi per violazione della legge sul commercio, secondo cui il prodotto non può essere venduto sfuso. Ma noi salvaguardiamo la data di scadenza, e prepariamo la confezione con la massima attenzione alle precauzioni sanitarie, davvero non c’è motivo se non la burocrazia”.     

Federfarma nazionale ha chiesto più volte un intervento al governo per sanare questa situazione, “ma ancora non hanno deciso – attacca Cicconetti – e finora abbiamo vivacchiato con pareri legali. Ora però ci sanzionano, se va avanti così rischiamo di non poter più vendere mascherine”.     Federfarma Roma ha acquisito un documento della Regione Emilia Romagna che autorizza i farmacisti a sconfezionare le mascherine, ovviamente con le dovute precauzioni: “Lo abbiamo inviato ieri alla Regione Lazio, che ha condiviso la nostra impostazione. Aspettiamo spero per oggi una risposta, che potrebbe concretizzarsi in una circolare analoga che sblocchi la situazione, perché così è assurdo: vengono i cittadini che giustamente vogliono le mascherine, e noi non possiamo dargliele”. ​

Risposta che è arrivata a stretto giro: il documento, inviato alle Asl, alle associazioni di categoria e agli ordini professionali dalla Direzione regionale Salute e integrazione sociosanitaria, sottolinea che  dal momento che il confezionamento di mascherine “spesso si presenta in multipli, poichè preparato da aziende che recentemente si sono convertite a tale produzione, e che quindi può causare ​il rapido esaurimento delle scorte, impedendo a chi avesse necessità di una sola o poche mascherine di accedere a tale dispositivo di protezione, si ritiene opportuno proporre alle farmacie un protocollo operativo per poter allestire in farmacia unità singole o confezioni con poche unità pronte alla vendita. Le operazioni sono effettuate dal farmacista applicando in via generale le norme di buona preparazione dei medicinali della farmacopea ufficiale, sono mirate a garantire pari sicurezza nell’uso e igiene a quelle del prodotto intero e a fornire al cittadino tutte le informazioni necessarie per il corretto utilizzo”.

L’apertura delle confezioni e il loro ripartimento in confezioni più piccole deve avvenire nel laboratorio della farmacia, o comunque nello spazio dedicato alla preparazione, confezionamento ed etichettatura dei farmaci. Mantenendo ovviamente la massima igiene, e allegando in fotocopia il foglio illustrativo. 

Vedi: "Ci vietano di vendere mascherine sfuse". Poi la Regione Lazio interviene
Fonte: cronaca agi


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