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Chi fermerà la Juve formato Champions? Il Campionato di serie A, dalla B a Cr7

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Sabato 18 agosto, ore 18, stadio Bentegodi di Verona scatta la Serie A con Chievo-Juventus. Sarà il primo torneo dopo un Mondiale mancato dall’Italia dal 1958 a oggi, il primo torneo con Cristiano Ronaldo e pertanto il primo torneo con un Pallone d’Oro in carica sui nostri campi dopo undici anni di assenza (l’ultimo fu Kakà nel 2007-08), il secondo con il VAR. Ma sarà anche il torneo del ritorno di Carlo Ancelotti, riportato in Italia dal Napoli dopo quasi un decennio in giro nelle migliori squadre d’Europa. Ma non è tutto oro quel che luccica.

La A è stata scossa dalla questione plusvalenze che ha coinvolto il Chievo e dal processo sui messaggi prima di Parma-Spezia. Importanti squadre come Bari, Avellino, Cesena e Reggiana sono andate incontro a fallimento innescando una serie di ritardi anche nella compilazione dei campionati e dei calendari. Se ciò non bastasse, si è aggiunto anche il flop del progetto delle seconde squadre e il mancato passaggio al professionismo del calcio femminile a un anno dal Mondiale di Francia 2019. Mondiale al quale le Azzurre guidate da Milena Bertolini si sono brillantemente qualificate dopo vent’anni di assenza. Problemi economici, vicende giudiziarie e mancate riforme politiche sono l’altra faccia della medaglia del calcio italiano che si ritrova dopo diversi anni sotto i riflettori mondiali grazie a Cristiano Ronaldo.

Caccia alla Juve: missione 90 punti

Come dodici mesi fa, sul piano sportivo il tema principale è quello della caccia alla Juventus, dominatrice degli ultimi 7 anni e vera e propria cannibale del calcio italiano con 9 titoli nazionali vinti su 12 disponibili nelle ultime 4 stagioni nelle quali è stata allenata da Massimiliano Allegri. Il bottino è notevole: 8 titoli tra scudetti e coppe Italia più una Supercoppa Italiana. L’Inter di Spalletti rilanciata dal mercato, il Napoli di Ancelotti e l’ambiziosa Roma semifinalista di Champions si candidano a guidare l’inseguimento alla Vecchia Signora. Attenzione anche alla Lazio di Simone Inzaghi, per un soffio fuori dalla Champions lo scorso anno, e al nuovo Milan di Elliott rilanciato dall'acquisto di Gonzalo Higuain e dall’arrivo in società della coppia Leonardo-Paolo Maldini.

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Spesso si sottolinea il dominio della Juve confrontando il bottino di punti dei bianconeri nel loro settennato tricolore con quello decisamente più magro delle inseguitrici. Al di là del totale dei punti, la media degli ultimi sette campionati ci dà un’indicazione precisa: la Juve ha vinto i suoi sette titoli portando a casa mediamente 91 punti, una media che sul settennato distacca nettamente Napoli e Roma (ferme a 77 e 74).

Solo il Napoli ha oltrepassato quota 90 nei sette anni di dominio juventino e lo ha fatto lo scorso anno, chiudendo a quota 91, il secondo posto più alto di sempre nell’era dei 3 punti e 20 squadre. Il grande exploit dell’anno scorso ha fatto sì che il Napoli 2017-18 sia stato di 14 punti sopra la sua media degli ultimi sette anni. Nel campionato 2017-18 hanno chiuso in positivo anche l’Inter (+11), la Lazio (+9), la Juve (+4) e la Roma (+3), mentre il Milan ha impattato a quota 64.

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Il grafico sopra mostra come negli ultimi anni la “quota scudetto” si sia decisamente alzata rispetto alla seconda parte degli anni Zero e la prima dei Dieci, se escludiamo i picchi rappresentati dal Milan 2005-06 e la Roma 2013-14 che fecero rispettivamente 88 e 85 punti. Questo può voler dire due cose, non necessariamente in contraddizione fra loro: uno, che la diretta concorrenza alla Juventus sia migliorata e due, che mediamente le altre squadre si sono leggermente indebolite, concedendo più punti alle squadre di testa. Una sensazione che può trovare parziale conferma nei numeri delle squadre che lottano per non retrocedere e che vedremo di seguito.

Non è nemmeno una questione di come si inizia il campionato: la Juventus 2015-16, la seconda di Allegri, partì malissimo incamerando 12 punti in 10 giornate. Chiuderà a quota 91, mettendo a referto 79 punti su 84 totali disponibili nelle successive 28 partite. Quota 90 punti significa quasi l’80% dei punti totali disponibili. Tradotta in termini di partite vuol dire che bisogna ottenere un bottino di circa 28-29 vittorie e una manciata di pareggi.

Neopromosse e quota salvezza

La Serie A 2018-19 non vedrà ai nastri di partenza nessuna squadra debuttante e ciò accade per la prima volta dopo tre campionati consecutivi con almeno una rookie. Sono Empoli, Parma e Frosinone le tre squadre neopromosse dalla B: i toscani sono risaliti dopo solo un anno di cadetteria, il Parma ha compiuto un triplo salto dalla D alla A in tre anni dopo il fallimento del 2015 mentre i ciociari ritornano in A con un nuovo stadio e molte ambizioni di far meglio rispetto a tre stagioni fa.

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Nell’era della A a 20 squadre, solo due volte le tre neopromosse si sono salvate tutte e tre. Accadde in due tornei consecutivi. Nel 2006-07, quando le neopromosse erano Atalanta, Catania e Torino, e nel 2007-08. Quell’anno le tre neopromosse erano squadre d’eccezione: la Juventus che risaliva dalla B dopo la penalizzazione, il Napoli di De Laurentiis e il Genoa. Negli ultimi anni, le neopromosse faticano maggiormente rispetto al passato. Nel 2017-18 due delle tre neopromosse (Verona e Benevento) sono retrocesse, per altro con diversi turni di anticipo e ottenendo insieme un magro bottino di 46 punti. Due retrocesse anche nel 2015-16: il salto dalla B alla A fu fatale a Carpi e Frosinone, che per altro erano anche debuttanti assolute.

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Recentemente, chi sale dalla B ha mostrato un maggior affanno nel fare punti. Negli ultimi due anni infatti le neopromosse hanno fatto registrare il bottino più basso degli ultimi quattordici tornei: 99 punti il totale di Crotone, Cagliari e Pescara nel 2016-17; 15 punti in meno di loro, cioè 84, è il netto di Spal – unica a salvarsi – Verona e Benevento, che insieme hanno fatto meno di 50 punti nel 17-18.

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La lotta salvezza si caratterizzerà per la solita rincorsa ai tanto sospirati quaranta punti, dichiarato obiettivo stagionale delle squadre che lottano per restare in A. In realtà la soglia di punti necessari per rimanere nella massima serie è leggermente più bassa e si attesta mediamente a quota 35,1 punti. Il dato è calcolato facendo la media dei punti delle squadre che si sono classificate al diciottesimo posto dal 2004-05 al 2017-18, cioè le squadre terzultime nelle stagioni di Serie A a 20 squadre.

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Curiosamente, confrontando la quota salvezza tra il 1994-95 e il 2003-04, anni nei quali la A era a 18 squadre e assegnava ugualmente tre punti a vittoria (fino al 1993-94 i punti per chi vinceva erano 2) la quota salvezza era leggermente più alta: la media di quegli anni risulta infatti 36,4. Con 18 squadre il campionato prevedeva 34 partite per ciascuna squadra: il totale dei punti disponibili era pertanto di 102 contro i 114 attuali: per salvarsi, occorreva in quel decennio fare almeno il 35% dei punti disponibili contro il 30,7% del periodo 2005-2018. Detta altrimenti, oggi per salvarsi è spesso sufficiente fare meno di un punto a partita. Ciò significa che negli ultimi tornei squadre meno performanti riescono comunque a rimanere in A, mentre tra fine anni Novanta e inizio Duemila restare tra i grandi era più difficile.

La geografia della A: riscossa del Centro, arretra il Sud

La Serie A 2018-19 vede come da tradizione il Nord come zona più rappresentata della penisola, in virtù delle 13 squadre iscritte provenienti dalle regioni settentrionali. Nelle ultime 6 stagioni è successo 5 volte che il Nord fosse rappresentato da così tante compagini.

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La regione più rappresentata sarà l’Emilia-Romagna con 4 squadre iscritte: Sassuolo, Bologna, Parma e Spal. Staccata la Lombardia a quota 3 con Milan, Inter e Atalanta e il Lazio, sempre a quota 3, con le due romane e il Frosinone risalito dopo due anni di Purgatorio.

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Dopo aver sfiorato l’ultimo titolo, il Napoli proverà a riportare uno scudetto al Sud che manca dal 1990, mentre sono più recenti i “fasti” del Centro con la doppietta Lazio-Roma tra 2000 e 2001, ultimi passaggi a vuoto delle big del Nord. Dal 2002 compreso in poi, infatti, lo scudetto è stata una questione piemontese e lombarda: 9 titoli per la Juve, 5 per l’Inter e 2 per il Milan. In totale, su 114 titoli di Campioni d’Italia riconosciuti, 104 sono del Nord, 7 del Centro e 3 del Sud.

Vedi: Chi fermerà la Juve formato Champions? Il Campionato di serie A, dalla B a Cr7
Fonte: sport agi


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