Dimmi quali edifici ti circondano e ti dirò quanto sei informa. Che il luogo dove viviamo possa influenzare il nostro peso lo hanno già detto diversi studi. A muovere l'ago della bilancia, però, non è solo la qualità dell'aria ma anche la struttura urbanistica. Lo afferma uno studio americano, pubblicato da JAMA Network Open.
La novità sta soprattutto nel metodo usato per ottenere la relazione tra mattone e obesità. I ricercatori hanno creato un algoritmo e nutrito l'intelligenza artificiale con 150.000 immagini satellitari e 96 categorie di “punti di interesse”. Cioè attività che possono influire su alimentazione (ristoranti e supermercati) e attività fisica (come i negozi di animali, che incentiverebbero il movimento, se non altro per portare a spasso Fido). La struttura di case e isolati è stata poi incrociata con i dati sull'obesità di Los Angeles, Memphis, San Antonio e Seattle. Risultato: il peso diminuisce se si abita in quartieri ricchi di spazi aperti, parchi, zone verdi.
La scoperta non è nuova: già in passato è stato dimostrato che la geografia impatta sull'obesità. E oltretutto, come ammettono gli stessi ricercatori, c'è una relazione anche con lo status socio-economico: le persone benestanti tendono a vivere in quartieri più salubri ed evidenziano tassi di obesità inferiori. Tuttavia, il metodo utilizzato (che al momento si basa su un algoritmo fatto su misura per gli Stati Uniti e non è quindi applicabile altrove) potrebbe aggiungere una nuova fonte di informazioni: utilizzare le immagini degli edifici per studiare lo stato di salute di chi li abita. Il merito della ricerca è quindi, soprattutto, quello di indicare una strada: se esiste un legame tra “forma della città” e peso dei suoi cittadini, l'intelligenza artificiale potrebbe plasmare i centri urbani del futuro, suggerendo cambiamenti strutturali tali da incoraggiare l'attività fisica e far diminuire l'obesità.
Vedi: C'è un legame tra urbanistica e obesità
Fonte: innovazione agi