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Cassibile attende un nuovo armistizio, tra i 300 "schiavi" e lo Stato

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Due braccianti stranieri che erano assunti in nero, niente mascherine, una multa di 14.000 euro all’imprenditore che li impiegava. È solo un fotogramma, venuto fuori da una delle ispezioni disposte dalla prefettura, di un film terribile, che la politica impegnata e divisa nel dibattito sulla sanatoria dovrebbe vedere.

La scena è a Cassibile, che il 3 settembre 1943 vide la firma dell’armistizio tra l’Italia e le forze Alleate e oggi spera in una nuova tregua, tra abitanti e migranti, tra legge e speranza di una vita migliore. La giornata per i 300 braccianti agricoli che vivono assembrati nella baraccopoli alla periferia sud di Siracusa, inizia alle 5 del mattino dopo il suono della sveglia.

Si dirigono verso gli appezzamenti di terreno della zona, non molto distanti dalle loro case di fortuna, per la raccolta della patata, una delle produzioni locali più pregiate in questo fazzoletto della Sicilia sudorientale. Se gli abitanti del luogo temono il rischio di contagio da Covid19, tanto da rivolgersi al prefetto, il virus non fa paura aa questi uomini, che nel tempo sono diventati gli “schiavi” di Cassibile.

“Abbiamo bisogno di lavorare – spiega un bracciante straniero di 42 anni – e posso dire che stiamo insieme sia nelle ore in cui siamo impegnati nei campi sia quando pranziamo o ceniamo. Qui c’è gente che è scappata dalla guerra, in cui sono morti genitori e figli, per cui il coronavirus non ci impensierisce. Io ho un contratto di lavoro,  prima incassavo 40-45 euro a giornata, adesso ne prendo 50”.

Ma i soldi non bastano, come assicura un altro bracciante che vive nella baraccopoli. “Ho già speso – racconta – circa 300 euro per mangiare e bere, non mi piace stare in questa baracca ma dove posso andare? Il mio sogno è di potermi comprare una casa ma devo lavorare ed il virus non mi fa paura. Nelle aziende agricole, non ci sono braccianti italiani: questo è un lavoro duro e le stesse imprese hanno bisogno di manodopera, per questo siamo qui”.

L’allarme per le condizioni sanitarie della baraccopoli e sul rischio dei contagi è sfociato in un finanziamento di 750 mila euro, inserito nella legge di bilancio regionale del 2020 su iniziativa del presidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, che servirà “non solo alla sanificazione della baraccopoli ma anche a tutto il contesto urbano, e dunque interesserà naturalmente i residenti di Cassibile”, spiega l’assessore all’Igiene urbana di Siracusa, Andrea Buccheri.

Èuna goccia nel mare, però. Per la Cgil serve altro: “Noi chiediamo la regolarizzazione dei migranti e contratti di lavoro regolari – sottolinea il sindacato – affinchè i lavoratori in questione possano muoversi, quando necessario usufruire dei sostegni previsti nel periodo di emergenza ed essere messi in sicurezza sotto il profilo sanitario”. 

Vedi: Cassibile attende un nuovo armistizio, tra i 300 "schiavi" e lo Stato
Fonte: cronaca agi


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