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Caro gas: la quotazione della borsa olandese (TTF) non è un prezzo da libera concorrenza

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I provvedimenti fin qui ipotizzati sono orientati a mitigare gli effetti finali dell’aumento dei prezzi, mentre per andare alla fonte dell’aumento dei prezzi è stata fatta la proposta del price-cap cioè della fissazione a livello europeo di un massimo del prezzo del gas. Ma ci sono altre strade per evitare quella che ormai viene definita “la stangata”, che non consistono nell’aumento della spesa pubblica

di Renato Costanzo Gatti

Il problema energetico è al primo posto nelle preoccupazioni dei cittadini, dei governanti, dei politici. Il senso che pervade tutti i soggetti è che qualsiasi provvedimento il governo possa prendere, non riuscirà a frenare l’aumento dei prezzi del gas e quindi dell’energia elettrica, e già si quantifica il maggior onere delle bollette di gas e luce che i cittadini e le imprese dovranno pagare nel prossimo autunno.

Il governo punta su nuove regole per i consumatori, siano essi famiglie o imprese; riduzione dei consumi grazie alla diminuzione di un grado per il riscaldamento e riduzione del periodo per il quale si possono riscaldare le abitazioni e gli uffici. Interventi sul costo della bolletta a carico dello stato (una forma di redistribuzione del maggior costo). I provvedimenti sono quindi orientati a mitigare gli effetti finali dell’aumento dei prezzi, mentre per andare alla fonte dell’aumento dei prezzi è stata fatta la proposta del price-cap cioè della fissazione a livello europeo di un massimo del prezzo del gas.

Ma ci sono altre strade, per evitare quella che ormai viene definita “la stangata”, che non consistano nell’aumento della spesa pubblica? Quali sono le ragioni a monte dell’aumento dei prezzi? E il prezzo determinato dalla borsa olandese, il TTF (Title Transfer Facility), è un prezzo da libera concorrenza? Ci sono altri sistemi di determinazione del prezzo?

Per rispondere a queste domande occorre chiarire alcuni punti:

  • L’Eni si rifornisce di gas mediante contratti a lungo termine, che fissano quantitativi e prezzi validi per tutta la durata del contratto. I prezzi di questi contratti a lungo termine sono oggi enormemente più bassi dei prezzi quotati dal TTF; recentemente l’ENI ha trovato un accordo con Gazprom per pagare le forniture in rubli anziché in euro o dollari.
  • I fabbisogni dei paesi che eccedono i quantitativi disponibili grazie ai contratti a lungo termine, sono soddisfatti dagli acquisti “spot” fatti sulla piattaforma TTF (esistono altre borse mondiali come il NYMEX New York Mercantile Exchange o l’ICE Intercontinental Exchange). Gli acquisti spot prevedono consegna a breve (a giorni, settimane o mesi).
  • Il prezzo formatosi sul TTF riguarda soltanto le transazioni spot, estremamente volubili e influenzabili, ma che riguardano una porzione minima rispetto agli acquisti fatti a lungo termine. La quotazione TTF è passata da 0.219 €/smc nell’aprile del ’21, a 0.679 €/smc del settembre ’21, a 1.178 €/smc del dicembre ’21, a 1.342 €/smc dopo l’invasione dell’ucraina, a 1.746 €/smc di luglio ’22.
  • Il prezzo TTF determina il prezzo stabilito per il consumatore finale di tutto il gas, indipendentemente dal prezzo pagato nelle forniture a prezzo fisso a lungo termine. Questo differenziale va a costituire gli extra-profitti delle aziende importatrici.
  • L’aumento del prezzo TTF è dovuto a ragioni di carenza di gas rispetto alle quantità acquistate a lungo termine; la ripresa post-pandemica ha determinato gli aumenti dalla primavera del ’21 fino al febbraio ’22 quando c’è stata l’invasione russa, altra causa di aumenti. Ma le variazioni di prezzo sono dovute anche alle transazioni per consegna differita (futures). Lo speculatore-scommettitore fissa un prezzo di vendita da pagarsi oggi per merce che sarà consegnata dopo un termine fissato puntando che il prezzo al momento della consegna (cioè al momento in cui lo speculatore deve acquistare) sia inferiore a quello già incassato. Questa speculazione ribassista può essere attuata con opposte scommesse (rialzista). Ebbene la speculazione ha influito molto nel rialzo del prezzo del gas. Dopo l’invasione è evidente che l’offerta (ovvero la politica russa) diventa strumento di guerra, che ha la stessa natura delle sanzioni che l’occidente ha comminato alla Russia.
  • Il Pfor è un termine tecnico che usa l’ARERA per indicare il prezzo del gas naturale di Maggior Tutela. Il valore del Pfor per l’approvvigionamento del metano è basato sull’indice spot TTF. Quindi il prezzo che paghiamo è legato (per scelta politica) al TTF nella menzognera supposizione che il prezzo TTF sia “il prezzo di mercato” sacro ed intangibile. Tale aggancio risale all’ottobre 2013. Prima di tale data i prezzi del gas italiano erano fissati in base ai contratti a lungo termine.

Date le elencate premesse ci sono, a mio parere, tre vie per ridurre l’effetto nefasto che ci spetta per l’autunno:

  • Se attuando l’art. 43 della Costituzione, che parla specificatamente di un mercato monopolistico dell’energia, nazionalizziamo l’Eni evitiamo gli extra profitti dell’Eni riportando le bollette a prezzi legati ai contratti a lungo termine, prevedendo compensi (aiuti di stato?) per eventuali acquisti effettuati, per necessità e non per speculazione, da Eni sul mercato spot;
  • Modifichiamo il nostro atteggiamento sospendendo le sanzioni alla Russia ottenendo così prezzi spot allineati a quelli a lungo termine, modificando la ricerca della pace o almeno un cessate il fuoco in Ucraina spostando sul totale piano diplomatico il servile (verso gli USA) atteggiamento guerrafondaio attualmente seguito;
  • Torniamo ad indicare all’ARERA la modalità di fissazione del prezzo del gas utilizzata prima dell’ottobre 2013 ovvero basata sui prezzi dei contratti a lungo termine rivedendo il meccanismo affinché tenga conto degli eventuali acquisti fatti per necessità e non per speculazione sul mercato spot.