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Cara Schlein, l’ambientalismo ideologico e velleitario colpisce i più poveri

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di Umberto Minopoli

La Schlein dovrebbe interrogarsi sull’ecologismo, invece di agitarlo come una bandiera.

L’ambientalismo, diventato politica dei governi in Europa, vive una crisi profonda. Che costringe a marce indietro e a ripensamenti.

La transizione ecologica, dopo il Covid, con la crisi energetica e la guerra russa si presenta con il rischio di una traversata del deserto, pesantissima per i più deboli e disagiati. Quelli che il nuovo Pd sostiene di voler rappresentare.

Un partito serio, ambientalista ma di governo, dovrebbe evitare di ridurre la politica ambientale agli slogan, al lamento propagandistico sul pianeta che muore, a titillare i ragazzi che imbrattano i monumenti e porsi, invece, domande sulla transizione ecologica e, soprattutto, sulle politiche con cui in Europa si pretende di raggiungere i target climatici del 2030 e del 2050. Politiche che stanno facendo emergere costi sociali improponibili e minaccia di una colossale resa competitiva dell’Europa nei confronti di Usa e Cina.

Anzitutto, la madre di tutta la politica ecologica europea, gli accordi di Parigi sul clima del 2015, ha fallito i suoi obiettivi: la CO2, negli 8 anni da quell’accordo, è sempre cresciuta. E ora, ridurla in meno tempo che resta, per rispettare i target è, insieme, velleitario e doloroso.

Di qui vengono la forzatura sulle auto elettriche al 2035 che distrugge filiere produttive, crea disoccupazione e, nemmeno, abbatterà le emissioni. Di qui viene la incredibile pretesa di imporre ai cittadini una colossale spesa di ristrutturazione ecologica delle case. Di qui viene la velleitaria e antipopolare campagna per imporre tassazioni generalizzate per abbattere i consumi energetici (dalla plastica ai beni importati da paesi emettitori).

Sono tutte misure che colpiscono i più poveri e che stanno creando una generalizzata ripulsa, in Europa, delle politiche verdi. Con cui, purtroppo, i socialisti europei si sono identificati.

Invece di una riflessione critica sullo stato delle politiche ecologiche, la Schlein ha spostato, ancora di più, l’asse delle politica del Pd sul mantra degli slogan ecologisti.

Stanno lasciando alla destra la difesa in Europa della competitività, dell’occupazione industriale e del reddito dei più colpiti dall’isteria ecologista sulle case verdi, l’auto elettrica, il nucleare, la tassazione ecologica. All’afasia su questi temi si aggiunge in Italia il malpancismo sugli inceneritori, i rigassificatori, l’estrazione del gas. E il silenzio tombale sul nucleare.

Dove sarebbe il “nuovo” nel “nuovo” corso ecologista del Pd? A me sembra una pompata di slogan antichi, senza soluzioni concrete e poco utili.