Type to search

Bonomi: “Le imprese hanno fatto miracoli, ma ora sono in difficoltà. È mancata l’Europa”

Share

Il presidente di Confindustria: “In Italia decenni di scelte sbagliate mentre l’Ue non ha avuto una politica industriale comune”.  Borse asiatiche miste, timori per tassi ed energia. Gli investitori si mantengono cauti. I future su Wall Street positivi dopo il ribasso di martedì

AGI – “Le imprese italiane hanno fatto miracoli a partire dall’emergenza pandemica, dal Covid. Hanno sostenuto i costi delle materie prime, la loro mancanza, l’aumento dei costi energetici, pero’ ora sono arrivate a un punto in cui effettivamente fanno molto difficoltà”. Lo ha ribadito Carlo Bonomi, presidente di Confindustria spiegando che “nei primi 7 mesi dell’anno la cassa integrazione straordinaria è aumentata del 45% rispetto all’anno precedente. E quindi è un un segno evidente che la crisi sta mordendo le imprese italiane”.

“Noi purtroppo – aggiunge – abbiamo fatto decenni di scelte sbagliate sul tema energetico in Italia, ma soprattutto è mancata l’Europa, che non ha avuto una politica industriale ed energetica, oggi finalmente forse vediamo cambiare l’atteggiamento dei singoli Stati membri, ma dobbiamo dire che e’ piu’ di un anno che lo stiamo dicendo.

“Io ricordo il 10 novembre 2021 un accorato appello fatto con i miei colleghi della Confindustria francese, tedesca, al governo dell’Europa per affrontare quella crisi energetica che gia’ si intravedeva. L’Europa è mancata in questo frangente”, conclude.

 

Cosa si aspettano i mercati

I mercati sono in calo e si apprestano a chiudere in negativo il mese di agosto, in attesa di settembre che storicamente è il mese peggiore per le Borse. In Asia i listini sono in calo, mentre i future a Wall Street e in Europa sono in rialzo, dopo che ieri per il terzo giorno di fila la Borsa di New York ha chiuso negativa e per la prima volta da luglio l’S&P è sceso sotto la soglia dei 4.000 punti.

C’è attesa per i dati sul mercato del lavoro Usa di venerdì prossimo e c’è anche il timore che un segnale di forza sul fronte occupazionale possa spingere la Federal Reserve a mantenere la linea dura per combattere l’inflazione, dopo i toni da ‘falco’ assunti venerdì scorso da Jerome Powell a Jackson Hole e dopo i dati di ieri secondo cui i posti di lavoro sono rimasti abbondanti negli Usa a luglio.

Anche l’emergenza energetica in Europa pesa in negativo sui mercati, mentre stamane alle 5 ora italiana, come previsto, Gazprom ha confermato la completa interruzione delle forniture di gas dalla Russia verso l’Ue tramite il Nord Stream. Lo stop avrà una durata di tre giorni ed è stato reso necessario per consentire le riparazioni all’unica unità di compressione del gas rimasta in funzione. Tuttavia il timore è che alla scadenza del 2 settembre Mosca possa confermare la chiusura del gasdotto.

“Per il momento la tendenza dei mercati è decisamente volta a riflettere tensioni al ribasso piuttosto che al rialzo”, commenta Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservice. “Tuttavia nelle prossime settimane – prosegue – molto dipenderà dalle pressioni sui prezzi dell’energia elettrica nell’Eurozona. Se a partire dall’inizio del periodo di manutenzione del Nord Stream, il rialzo dei prezzi del gas in Europa dovesse rallentare e se l’inflazione nell’Eurozona non dovesse sorprendere al rialzo, ci sta che l’andamento dei mercati possa essere mediamente positivo. Se invece i prezzi dell’energia dovessero continuare a crescere c’è il rischio che le Borse scendano ancora, non come a metà giugno, ma sicuramente come hanno fatto in questa fase tendenzialmente negativa”.

Ieri il presidente della Fed di New York, John Williams, ha rivelato al Wall Street Journal che la banca centrale statunitense dovrà probabilmente portare il suo tasso di riferimento al di sopra del 3,5% e che è improbabile che taglierà i tassi di interesse l’anno prossimo. Williams, che è il vice di Powell nel comitato decisionale della Fed, ha spiegato che la decisione sull’entità del prossimo rialzo dei tassi dipenderà dai dati in arrivo, tra cui il rapporto mensile sui posti di lavoro di venerdì e la lettura dell’indice dei prezzi al consumo, che uscirà pochi giorni prima della riunione Fed del 20-21 settembre.

La sua opinione è che i tassi dovranno essere “leggermente superiori” al 3,5% prima di iniziare a “far male” all’economia. I mercati danno ormai quasi per scontato che a settembre la Fed opterà per un terzo rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base. I rendimenti dei Treasury sono entrambi in rialzo, con il 10 anni sopra il 3,1%, e il 2 anni, che riflette piu’ da vicino le mosse della Fed al 3,47%. L’euro in Asia è tornato sopra la parità col dollaro e il prezzo del petrolio è in leggero rialzo, col Brent che è di nuovo sopra i 100 dollari al barile.

Sui mercati asiatici le Borse di Tokyo e di Hong Kong cedono circa lo 0,50% e Shanghai perde oltre l’1%, dopo la contrazione dell’attività manifatturiera in Cina, che ad agosto, come a luglio, è scesa nuovamente sotto la soglia dei 50 punti, a causa dei lockdown decisi per contrastare la ripresa dei contagi da Covid.

In rialzo invece i future a Wall Street, dopo che ieri i tre indici sono scesi tutti intorno all’1%. In rialzo anche i future sull’EuroStoxx 50 dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso deboli pur essendo rimaste positive per gran parte della giornata, sulla scia del prezzo del gas, che dopo l’impennata record di lunedì a quota 349 euro è arretrato tra 270 e 280 euroi, dopo essere sceso brevemente sotto i 250 euro al megawattora.

Il mercato guarda comunque con interesse alle aperture di Bruxelles sul fronte del decupling gas-elettricità e sul price cap. Più preoccupanti invece le stime sull’inflazione di agosto della Germania, che confermano la crescita di prezzi al consumo al 7,9%, contro il 7,5% della precedente rilevazione.

Oggi c’è attesa per il dato preliminare dell’inflazione di agosto dell’Eurozona, atteso in lieve accelerazione e per quelli di Italia e Francia. In giornata parleranno anche due esponenti della banca centrale americana, la presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester e il presidente Fed di Atlanta, Raphael Bostic. Attesi anche i dati sulle scorte petrolifere settimanali Usa. Intanto un team di ispezione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) si sta recando alla centrale nucleare di Zaporizhia, nel sud dell’Ucraina, che è stata oggetto di bombardamenti da diverse settimane.

Uno sguardo verso Pechino

L’attività manifatturiera in Cina si contrae anche ad agosto. L’indice Pmi scende a 49,4 punti, dai 49 punti di luglio, un po’ meglio degli attesi 49,2 punti, restando pero’ sotto la soglia dei 50 punti che separa le fasi di contrazione da quelle di espensione. A pesare sono le chiusure per Covid.

A giugno, grazie agli allentamenti dei lockdown l’indice era risalito momentaneamete sopra i 50 punti, anche se poi i contagi sono riprese e le chiusure sono riprese. Inoltre il calodo e la siccità ha causato la sospensione della produzione industriale di alcune regioni, come la provincia sudoccidentale del Sichuan e la vicina Chongqing. Il Pmi servizi ad agosto è sceso da 53,8 a 52,6 punti, mentre l’indice composito è calato da 52,5 a 51,7 punti.

La Ue si spacca sui visti ai cittadini russi

L’Ue si trova divisa al tavolo del Consiglio informale del ministri degli Esteri riunito a Praga sullo stop ai visti per I cittadini russi. Da una parte i Baltici e gli scandinavi insistono sulla necessità di metterli al bando. Per la Lettonia è “moralmente inaccettabile permettere loro ancora di visitare l’Ue in un momento di sofferenza dell’Ucraina”. Così per la Lituania, che chiede una “radicale riduzione se non totale cancellazione” dei titoli di viaggio, e la Finlandia. La pensano diversamente, invece, altri Paesi. Tra cui i due big: Francia e Germania. “Ci sono posizioni divergenti: alcuni Stati vogliono un divieto totale, altri vogliono solo lavorare sul quadro dell’attuale divieto di facilitazione del visto. Non posso anticipare il risultato finale, ma sono sicuro che saremo in grado di cercare un approccio equilibrato a questo problema”, cerca di mediare l’Alto rappresentante dell’Unione per la Politica estera, Josep Borrell.