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Fonte @Astronautinews

Si concluse il 24 novembre 1969, con lo splashdown nell’Oceano Pacifico dopo 10 giorni di missione, l’avventura lunare dell’Apollo 12. Missione drammaticamente iniziata con il razzo Saturno V colpito da due fulmini entro il primo minuto dal lancio, ma che poi ha ottenuto grandi risultati.

Il viaggio di ritorno sulla Terra era iniziato tre giorni fa con l’accensione del propulsore SPS della navicella Apollo, che in poco più di due minuti ha accelerato quanto bastava per poter sfuggire all’attrazione gravitazionale della Luna.
Durante questi giorni di viaggio e riposo gli astronauti hanno effettuato due trasmissioni televisive con la Terra, risposto a una lunga serie di domande a tema geologico e naturalmente hanno effettuato alcune piccole correzioni di rotta per rimanere perfettamente al centro del corridoio previsto per il rientro.

La fase finale è iniziata con la separazione del modulo di comando dalla sua parte posteriore, il modulo di servizio, mentre viaggiavano a circa 36.000 km/h (in aumento) e si trovavano a 7000 km di distanza dalla Terra. 15 minuti dopo, a circa 39.500 km/h, la capsula è entrata in atmosfera con la consueta interruzione delle comunicazioni dovuta alla ionizzazione dell’aria sempre più densa.
Il contatto è stato ristabilito pochi minuti dopo, seguito dall’apertura dei paracadute secondari e primari per l’ultima fase della discesa.

Lo splashdown nel Pacifico è avvenuto, sotto il controllo degli elicotteri di recupero e nelle vicinanze della portaerei USS Hornet, la stessa che a luglio accolse il rientro dell’Apollo 11.

Poco dopo gli astronauti sono stati aiutati a uscire dalla capsula e accomodarsi su un gommone, issati a bordo di un elicottero e portati sulla USS Hornet, senza la tuta di contenimento biologico ma con una semplice mascherina facciale.

Come i colleghi di Apollo 11, una volta a bordo della portaerei, sono passati direttamente dall’elicottero alla Mobile Quarantine Facility, dove dovranno passare i prossimi giorni prima del ritorno a Houston e il trasferimento nel laboratorio attrezzato per la quarantena.

Alan Bean è stato purtroppo vittima di un piccolo incidente “domestico” quando la piccola telecamera a 16 mm, fissata al bordo del suo finestrino di destra, si è staccata dal supporto a causa dell’impatto con l’oceano e gli è caduta in testa, procurandogli una ferita superficiale curata in seguito con sei punti di sutura.

Si è quindi conclusa la seconda missione di esplorazione umana sulla Luna, che proseguirà con la missione Apollo 13 , con a bordo il comandante Jim Lovell, il pilota del modulo di comando Ken Mattingly e il pilota del modulo lunare Fred Haise.