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Antigone: 57 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno

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Secondo l’associazione impegnata per i diritti e le garanzie nel sistema penale, il numero dei detenuti che si sono tolti la vita in questi primi mesi equivale a quello di coloro che lo avevano fatto in tutto il 2021. Preoccupano anche le violenze sessuali in carcere.

“Nei primi 8 mesi di quest’anno sono stati 57 i detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri. Gli ultimi due in Sicilia, uno a Caltanissetta e l’altro a Siracusa. 57 furono le persone che si suicidarono in carcere in tutto il 2021“. A pronunciare queste parole è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che sottolinea come solo ad agosto si siano tolte la vita 14 persone: più di una ogni due ogni. “Il carcere non è una condanna a morte. È necessario intervenire affinché il dramma che sta interessando gli istituti di pena italiani in questo 2022 si possa fermare”, prosegue Gonnella evidenziando che una soluzione esiste. “La risposta passa anche dalla possibile vicinanza affettiva. Oggi come allora è urgente che il governo prenda provvedimenti e si liberalizzino le telefonate”.

L’associazione, che è impegnata sul fronte dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, chiede di concedere ai detenuti più contatti coi propri familiari. “In un momento di sconforto, sentire una voce familiare, può aiutare la persona a desistere dall’intento suicidario”, dice Gonnella. “I 10 minuti a settimana previsti attualmente non hanno più nessun fondamento, né di carattere tecnologico, né economico, né securitario. Cambiare quel regolamento non comporta alcun atto legislativo e il Governo potrebbe farlo anche in questa fase transitoria“.

Gli altri problemi del carcere

L’alto numero di suicidi è stato denunciato anche dal segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, che ha invitato a porre l’attenzione anche sulla violenza sessuale all’interno dei penitenziari. “Per un caso denunciato ci sono decine e decine, ogni anno, di violenze sessuali, sopraffazioni, umiliazioni subite da compagni di cella. Forse solo l’1 per cento delle violenze sessuali in carcere viene denunciato, per paura, vergogna, con i più deboli costretti a pagare l’assenza di misure di tutela personale”, denuncia. “La regione che sembra avere il numero più alto di violenze è la Campania con 20 casi denunciati l’anno, seguita dalla Sicilia con 14. Ma non ci sono, né ci possono essere, dati attendibili”.

Di Giacomo sottolinea che le conseguenze per chi subisce uno stupro in questo contesto sono devastanti e possono essere causa di tentativi di suicidio e autolesionismo. “Continuiamo a sostenere che va urgentemente rivisto il cosiddetto sistema della sorveglianza dinamica che non consente di attuare controlli adeguati e misure di prevenzione in particolare contro gli stupri”, dice. “Le possibilità di chi si trova in carcere non sono uguali per tutti, così chi ha più forza fisica, economica e mentale riesce a imporsi sugli altri. E in questa realtà infernale che fa la politica? Non possiamo aspettare le elezioni del 25 settembre, il nuovo Parlamento e il nuovo Governo”.

Secondo Di Giacomo, suicidi e violenze sessuali sono due degli aspetti peggiori della vita in carcere, ma non gli unici. A fine luglio, Antigone aveva lanciato l’allarme anche sulle ondate di calore. “Le carceri italiane non sono attrezzate per affrontare il caldo che ormai negli ultimi anni stiamo vivendo. In carcere si sta stretti e nelle celle e nelle sezioni ci sono più detenuti – in alcuni casi molti più detenuti – di quanti ce ne dovrebbero essere”, aveva fatto presente a fine luglio. A queste criticità, si aggiungono problemi strutturali come la presenza di celle con schermature alle finestre che impediscono il passaggio di aria, e la scarsa disponibilità di acqua negli istituti penitenziari. “In alcuni l’acqua viene razionata, come ad Augusta, oppure manca del tutto, come a Santa Maria Capua Vetere, che nasce scollegata dalla rete idrica comunale”, aveva sottolineato Gonnella.

Fonte: Upday