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Anche Slovacchia, Serbia e Lettonia hanno acquistato i droni da guerra turchi

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AGI – Serbia, Slovacchia e Lettonia sono gli ultimi tre Paesi che hanno bussato alle porte di Ankara, interessate ad acquistare gli ormai celebri droni da guerra turchi TB2-Bayraktar. Segno evidente di come l’industria bellica turca continui a crescere; negli ultimi anni i droni da guerra TB2 hanno spiccato i volo dal mar Baltico all’Etiopia, dal Qatar al Caucaso. Con Lettonia e Slovacchia diventeranno tre i Paesi Nato a poter fare affidamento ai droni di Ankara, dopo la Polonia.

Se mai avessero avuto ancora bisogno di pubblicità i droni turchi hanno conquistato l’ennesima ribalta nelle ultime settimane, in particolare dopo che l’esercito ucraino ha pubblicato un video collage di attacchi realizzati a scapito dell’invasore russo nel Donbass proprio dai Bayraktar, che nell’area hanno dato un importante sostegno alla resistenza ucraina sin dal 2014.

Ulteriore conferma di un successo che ricalca quanto avvenuto nella guerra in Nagornio Karabakh, dove i droni di Ankara hanno permesso di sopperire alle carenze dell’esercito dell’Azerbaigian consentendogli di riconquistare terreno e posizioni a scapito dell’Armenia.

Prima ancora i Bayraktar avevano letteralmente ribaltato le sorti del conflitto in Libia, respingendo le milizie del generale Haftar quando queste premevano alle porte di Tripoli. Storia di un successo made in Anatolia, perché l’azienda produttrice, la Baykar, è situata a Corlu, nel centro del Paese, e la sua ascesa è legata all’ingegnere capo Selcuk Bayraktar, personaggio di cui si dice troppo poco, in quanto sposato con la figlia minore del presidente Recep Tayyip Erdogan, ma dimostratosi nei fatti un ingegnere brillante, con alle spalle una formazione di primo livello. Master presso il Massachusetts Institute of Technology, poche uscite pubbliche, zero sparate sui social, solo profilo basso unito a lavoro e i risultati si vedono.

“Il popolo ucraino resiste e lotta per difendere il proprio territorio, se i nostri droni servono a questo fine è un bene. Ora siamo giunti al punto in cui il TB2 è il drone più venduto al mondo e la Turchia è nella top 3 mondiale per lo sviluppo di velivoli senza pilota”, ha dichiarato in una recente intervista.

Dopo l’esordio del 2012 sono ormai 13 i Paesi che utilizzano i Bayraktar, ma destinati a diventare presto 19. I droni turchi sono stati negli ultimi anni una delle principali armi di soft power utilizzato da Erdogan in Africa dove nei prossimi due anni si moltiplicherà il numero dei Paesi che li inserirà nei propri inventari.

Il TB2 Bayraktar è un drone da guerra capace di volare fino a 27 ore consecutive fino a 7.600 metri di altezza e continua la sua ascesa, mentre solo pochi giorni fa è stato testato il nuovo modello denominato Akinci con un volo di prova servito per la messa a punto di alcune applicazioni meccaniche destinate a renderlo il top nella ristretta gamma dei droni da combattimento.

Con un’apertura alare di 20 metri, dotato di radar elettronici, armato con missili e micro razzi Mam-L Roketsan (altra azienda turca) Akinci è munito di due turbine da 750 cavalli l’una che lo rendono ‘il drone da guerra più potente e capace di volare più in alto al mondo’, come twittato dallo stesso Selcuk Bayraktar, uno che come detto non ama i proclami e che già con il TB2 ha avuto ragione.

Akinci potrà colpire bersagli in aria o a terra, agire in coordinamento con jet da guerra e volare fino a 10 mila metri. Sei velivoli del prototipo di Akinci, con una potenza di 900 cavalli in tutto, sono entrati nell’inventario dell’esercito turco lo scorso agosto e hanno compiuto incursioni contri i separatisti curdi del Pkk nel nord di Siria e Iraq. Intanto è già in cantiere il modello Akinci C, con due turbine da 950 cavalli, ulteriore conferma che i droni turchi sono destinati a conquistare sempre più Paesi. 

Source: agi


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