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Anche l'Italia avrà la sua App contro il coronavirus

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Una app per combattere il Coronavirus: con l’iniziativa annunciata lunedì dalla ministra Paola Pisano, anche l’Italia ha intrapreso la strada che stanno battendo alcuni Paesi europei.

“L’emergenza Covid-19 ha evidenziato quanto siano fondamentali la connettività, il digitale e i dati”, spiega Pisano in una intervista ad AGI. “Per far fronte alla richiesta del nostro Paese di servizi immediatamente utilizzabili abbiamo creato il progetto Solidarietà digitale che mette a disposizione gratuita dei cittadini applicazioni digitali per sostenere le attività del Paese (didattica a distanza e lavoro agile in primis) e successivamente il progetto Innova per l’Italia in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Università e della Ricerca.

All’interno di Innovaperl’Italia abbiamo definito due iniziative per la ricerca di possibili soluzioni: la prima è stata pubblicata lunedi 23 marzo e riguarda soluzioni per rispondere alla crescente necessità di tamponi, mascherine e ventilatori terapeutici. La seconda verrà pubblicata martedì 24 marzo, e riguarderà la raccolta e valutazione di app e strumenti tecnici di teleassistenza per pazienti e tecnologie per l’analisi dei dati”. Dunque, ma anche altri strumenti. Tutto con l’obiettivo di “capire quali soluzioni siano disponibili, valutare le funzionalità e l’efficacia e, d’intesa con tutte le Istituzioni competenti, attivare o no il processo di adozione”.

Ma l’Italia non percorrerà questo sentiero da sola: l’emergenza è ormai globale e, come spiega ancora Pisano, “fondamentale è anche il raccordo internazionale. Questo sforzo non deve riguardare solo l’Italia ma deve essere messo a disposizione della comunità internazionale”.

Il processo è all’inizio, ma c’è la necessità di muoversi velocemente e nel rispetto dei diritti: “La call si apre domani e il Gruppo di lavoro data-driven per l’emergenza COVID-19 analizzerà le applicazioni prendendo in considerazione vari fattori: l’effettivo impatto sulla diminuzione della diffusione del corona virus, la sicurezza e la tecnologia, la gestione della privacy. In tre giorni raccoglieremo le applicazioni e inizieremo la valutazione sui diversi parametri (tecnologia, impatto, privacy): la velocità in questo momento è tutto.

La decisione politica di adottare una soluzione piuttosto che un’altra sarà presa poi dal Governo, in accordo con le altre istituzioni coinvolte, a partire dal Garante per la Privacy. Il garante della privacy è coinvolto nella task force e ci stiamo già confrontando in modo informale su alcuni temi. Le decisioni che prendiamo oggi avranno un effetto futuro soprattutto sul nostro approccio alle emergenze e ai dati”. 

Alla valutazione tecnica seguirà, poi, “una decisione a livello governativo. Ricordiamoci sempre del contesto in cui operiamo: un Paese in cui la popolazione anziana è quella piu’ colpita dal virus e spesso non ha dimestichezza con nuove applicazioni e un paese in cui, secondo le stime dell’Organizzazione per il commercio e lo sviluppo economico (Ocse), circa il 26 per cento della popolazione tra 16 e 74 anni non ha mai navigato in rete (la media Ocse è del 14 per cento). Stiamo parlando di circa 10 milioni di cittadini italiani che semplicemente non utilizzano la Rete. La domanda alla quale dobbiamo rispondere prima di qualunque altra scelta è ‘Sarà efficace un’applicazione del genere in Italia per combattere la diffusione del virus?”.

A lavorare al progetto ci sarà una vera e propria task force interministeriale: “La task Force che stiamo creando che fa capo al mio ministero composta da esperti che si occuperanno di varie tematiche tra cui il tema dell’applicazione. La task force è composta da esperti indipendenti e da esperti del Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e componenti direttamente designati dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dal Garante per la protezione dei dati personali”. In un Paese con una popolazione anziana molto al di sopra della media europea, c’è il rischio che l’utilizzo di un’app possa risultare inefficace: “è un rischio che stiamo prendendo in considerazione soprattutto se la soluzione dovesse essere un’applicazione nuova da scaricare dagli store”, risponde Pisano all’AGI.

Rimangono poi, i dubbi dei costituzionalisti sulla legittimità del ricorso a strumenti tecnologici per la rilevazione e il tracciamento di dati sensibili. “La democrazia italiana, oggi si trova ad affrontare una emergenza inedita e drammatica, in cui bisogna tutelare principi e valori diversi: da un lato, si trovano la vita e la salute, non solo come beni della collettività, ma come esigenza di protezione di tutti, soprattutto dei piu’ deboli (anziani, disabili, malati ecc.); dall’altro l’esigenza di non far venire meno alcuni capisaldi della Costituzione, come la garanzia della protezione dei dati personali. La compressione del diritto alla privacy a favore del diritto alla vita presuppone la certezza e la consapevolezza che dia davvero dei risultati, cosi’ come oggi abbiamo la consapevolezza che la compressione del diritto alla nostra libertà dà risultati nel combattere la diffusione del virus”, conclude Pisano. 

Vedi: Anche l'Italia avrà la sua App contro il coronavirus
Fonte: politica agi


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