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America2020: La Corte Suprema e la campagna che sarà Florida

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AGI – Non sarà un’elezione come le altre, o forse sì, con la finale giocata in Florida e la Corte Suprema a fare da arbitro. Donald Trump prevede che sarà il massimo organo giudiziario Usa a decretare il nuovo presidente, come nel 2000 quando il verdetto della Corte decise la vittoria di George W. Bush contro Al Gore, per un pugno di voti nel Sunshine State. “Vent’anni dopo” la storia potrebbe ripetersi. “Per questo è molto importante avere 9 giudici”, spiega The Donald, determinato a sostituire con una esponente conservatrice l’icona liberal Ruth Bader Ginsburg, scomparsa venerdì all’età di 87 anni. Nel caso venisse battuto dal rivale democratico Joe Biden, il tycoon ribadisce quanto ha già detto altre volte, cioè che non si impegna a garantire una transizione pacifica del potere, evocando brogli con il voto per posta: “Vedremo cosa succederà. Lo sapete. Ho protestato con forza per i voti. E i voti sono un disastro”. 

Anche nel 2016 si era detto incerto sull’opportunità di accettare il risultato dell’elezione. Si gridò allo scandalo, ma alla fine lui vinse la Casa Bianca. Corsi e ricorsi, il 2020 non è il 2016, ma spesso la sceneggiatura del tempo incrocia le parole, i luoghi, le scene.

Un’altra dichiarazione incendiaria

“Sarò scherzoso. Ma in che Paese siamo? Dice le cose più irrazionali. Non ho parole”, è stata la rituale protesta di Biden. Prima di congedarsi per una misteriosa “telefonata urgente”, Trump ha rilasciato un’altra dichiarazione incendiaria. Ha definito “una star” il procuratore del Kentucky Daniel Cameron che ha “giustificato” l’uso della forza da parte delle polizia a Louisville dove nel marzo scorso, durante una perquisizione, è stata uccisa Breonna Taylor, l’afroamericana diventata simbolo della lotta contro il razzismo come George Floyd.

Nessuno degli agenti coinvolti è stato incriminato per la sua morte, solo un’accusa per negligenza. La sentenza ha provocato una nuova insurrezione di piazza. I manifestanti si sono riversati in strada nella notte, non solo in Kentucky ma in tutte le principali città americane reclamando giustizia. Due agenti sono stati feriti negli scontri a Louisville. Trump non aspettava altro. “Law & Order” , ha twittato, rilanciando il suo mantra elettorale. Biden, poco prima, aveva esortato a “non macchiare” con proteste violente l’eredità di Breonna. Questo è un pezzo nuovo della storia, fa parte del copione del 2020.

Come va la corsa alla Casa Bianca? Due sondaggi diffusi ieri danno il candidato dem in testa di 10 punti a livello nazionale. Marquette vede l’ex vice presidente al 50% contro il 40% di The Donald e Quinnipiac al 52% contro il 42% dell’incumbent repubblicano. Il 94% degli elettori segnala di aver già deciso per chi votare, solo il 5% è ancora indeciso. Trump ha un leggero vantaggio sull’economia (49 a 48) mentre Biden guida sulla pandemia (55 s 39). La metà degli americani pianifica di recarsi ai seggi il giorno dell’Election Day, mentre un terzo vuole votare per posta. Il 15% intende avvalersi del voto anticipato. Tra quelli che intendono votare di persona, il 57% sostiene la rielezione del tycoon.

Cosa dicono i sondaggi

Se Cnbc conferma Biden in vantaggio in sei Battleground States (Arizona, Florida, Michigan, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin), l’ultima rilevazione di Abc-Washington Post segnala il sorpasso di Trump in Arizona (49 a 48) e in Florida (51 a 47). Non è uno scenario buono per Biden, la sua comfort zone di un paio di mesi fa è svanita. Ma è vero che dallo scorso luglio solo due sondaggi (compreso quest’ultimo) danno Trump avanti in Florida.

Dalla rilevazione di Abc-Wp, effettuata tra il 15 e il 20 settembre, Biden risulta indietro di 13 punti tra gli ispanici. Trump li sta corteggiando ossessivamente. Dopo aver reso omaggio alla salma di Ginsburg alla Corte Suprema, Trump è in Florida, prima a Jacksonville, per un comizio “Make America Great Again”, e poi a Miami, per una tavola rotonda denominata, non a caso “Latini per Trump”. Il presidente ha preparato il terreno annunciando nuove sanzioni contro Cuba, ieri durante cerimonia per commemorare l’invasione della baia dei Porci del 1961, ovvero il fallito tentativo di rovesciare Fidel Castro con la regia della Cia.

Queste misure assicureranno che i dollari Usa non finanzino il regime cubano e vadano direttamente alla gente di Cuba“, ha proclamato il comandante in capo che ha pure dedicato il mese di settembre all’eredità ispanica, “e non elimineremo le sanzioni fino a quando non saranno liberati i prigionieri politici, rispettate la libertà di riunirsi e di espressione, legalizzati tutti i partiti politici e fino a quando non saranno indette libere elezioni”. Le nuove sanzioni prevedono il divieto per i cittadini americani di soggiornare in strutture del governo di Cuba e restrizioni sull’import di sigari e rum.

Mentre lui puntava il dito contro i regimi “oppressivi comunisti”, il Miami Herald rivelava che The Donald nel 2008 aveva tentato di registrare il suo marchio a Cuba per fare affari. Trump uno e due, come sempre. Per i dem, le sanzioni su Cuba non sono altro che “un disperato e ipocrita tentativo per corteggiare i voti dei cubano-americani in Florida” perché “ai cittadini americani è già proibito viaggiare nell’isola a causa del coronavirus mentre Trump – sottolineano –  ha tentato di fare affari con il paese per anni, violando l’embargo. Ha chiesto al governo cubano di registrare il suo marchio per fare soldi con campi da golf, hotel e altro. Ora è indietro nei sondaggi e sta usando la politica estera per un suo vantaggio politico”. 

La campagna è ricca e povera per tutti i candidati, ma solo per uno sarà Florida.

 

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Fonte: estero agi


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