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All'università si lavora perché gli studenti sviluppino gli anticorpi giusti per combattere l'infodemia

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Da ogni crisi, si dice, nascono nuove opportunità: con il loro impatto devastante sulla normalità, creano le condizioni per ripensare schemi e abitudini assodate. Lo si è sentito spesso anche in questi mesi di pandemia di Covid-19, con riguardo ai più disparati aspetti della vita di prima. Uno di questi è l’istruzione: che cosa può – e che cosa deve – cambiare? Secondo Antonella Poce, docente di Pedagogia Sperimentale e Valutazione scolastica all’Università Roma Tre, “si sta palesando il problema di una nuova impostazione della didattica e della relativa valutazione”. Secondo la docente, “è il momento di un ripensamento. L’idea di lasciare che ci si limiti a memorizzare concetti è anacronistica e anche la valutazione deve riconfigurarsi. Si deve facilitare lo sviluppo e l’uso della conoscenza stessa. 

In che senso, professoressa Poce?

Questo dovrebbe essere il momento per ripensare la valutazione, che deve adattarsi all’evoluzione e al nuovo contesto sociale in cui viviamo. Non possiamo più misurare l’apprendimento degli studenti attraverso la memorizzazione di concetti, di contenuti, di nozioni. Quello che dovremmo fare è valutare se sono in grado di selezionare le informazioni di cui dispongono. 

Si riferisce alla disponibilità di informazioni sul web?

Sì, anche: la rete ci mette a disposizione le informazioni più disparate e in modo massivo. Quello su cui dovremmo concentrarci è capire se i nostri studenti sono in grado di gestire le informazioni, cioè di selezionarle, valutarle e scegliere quelle affidabili. Non a caso si parla di infodemia. Dobbiamo far sì che i nostri studenti sviluppino anticorpi e questi sono le competenze trasversali, prima tra tutte il pensiero critico. 

Come può, la scuola, valutare questo tipo di competenze? 

Certamente non è possibile farlo attraverso le prove tradizionali, tantomeno ora che gli esami si fanno in rete. La tecnologia non va demonizzata, anzi: dobbiamo trasmettere ai ragazzi l’uso critico della tecnologia, e integrarla in un disegno educativo articolato e ben studiato. 

Ci faccia un esempio concreto di come potrebbero essere le prove di valutazione

Elaborati, progetti, saggi brevi: tutte situazioni nelle quali lo studente può dimostrare di saper usare la conoscenza. Per questa sessione di esami, ad esempio, ho fornito ai miei studenti testi e documenti, chiedendo loro di strutturare un progetto didattico e un elaborato sulla base delle indicazioni che ho fornito io stessa. Gli studenti, insomma, hanno documenti da approfondire per lavorare seguendo uno schema chiaro che mi consenta di valutare gli elaborati sulla base di indicatori precisi, nel modo cioè più oggettivo e autentico possibile. 

In che senso autentico?

Contestualizzato, legato a una situazione reale, che consenta l’uso empirico della conoscenza acquisita.

Qual è la sua opinione sulla valutazione odierna?

Ha smesso di rispondere alle esigenze del tempo che viviamo. Penso che l’attività di ragionamento non venga presa in sufficiente considerazione: continuiamo a intendere la valutazione soltanto come la verifica dell’apprendimento di conoscenze e contenuti nozionistici e memorizzabili. 

In che modo si può cambiare il metodo di valutazione?

In parte rientra nell’autonomia didattica di cui ogni docente dispone, ma è chiaro che occorrerebbe un intervento di sistema. Non è facile cambiare, servono leggi e norme. Credo però che sia necessario farlo e che la difficoltà del tempo che viviamo possa rivelarsi una opportunità di cambiamento

Vedi: All'università si lavora perché gli studenti sviluppino gli anticorpi giusti per combattere l'infodemia
Fonte: cultura agi


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