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Alla fine Amazon ha messo al bando il Mein Kampf 

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Dopo anni di proteste e veementi critiche, Amazon ha finalmente deciso di ‘mettere al bando’ la ‘Bibbia’ del nazismo, ossia il “Mein Kampf” di Adolf Hitler. Come scrive il Guardian, il colosso americano del commercio on line d’ora in poi non metterà più in vendita il libro che il Fuehrer scrisse nel 1923 per pubblicarlo due due anni dopo, e assurto rapidamente al libro-simbolo del Terzo Reich, ancora ai nostri giorni testo di culto per neonazisti e nostalgici d’ogni sorta.

Amazon ha informato i librai che affidano il loro commercio on line al gruppo americano che non permetterà più la vendita di volumi di autori nazisti: a cominciare ovviamente dal testo semi-autobiografico di Hitler. La ‘messa al bando’ di Amazon riguarda anche libri per bambini che contengano idee antisemite e altri testi come minimo controversi dal punto di vista del rapporto con gli orrori e l’ideologia del nazismo.

Il quotidiano britannico afferma di aver visionato una e-mail inviata a rivenditori di copie di seconda mano del ‘Mein Kampf’ nella quale si afferma che “questo libro non potrà più essere offerto al pubblico” dato che “viola il codice di condotta” del gruppo Usa. Ma non sono solo le copie d’epoca ad essere interessate al bando: infatti, anche editori di primo piano come la britannica Random House e l’indiana Jaico – per il quale il testo hitleriano si è rivelato un nuovo bestseller – negli anni si sono trovate a dare alle stampe il volume del Fuehrer.

È sin dagli anni novanta – ricorda il Guardian – che alcune delle maggiori associazioni ebraiche che si occupano di mantenere viva la memoria dell’Olocausto avevano ripetutamente denunciato l’atteggiamento di Amazon, invitando a interrompere la vendita del ‘Mein Kamp’. Ma inutilmente: la compagnia di Jeff Bezos aveva sempre risposto che il divieto di vendita equivaleva a violare il diritto d’espressione e che molti studenti, per comprendere appieno la storia del nazismo, avrebbero avuto bisogno di avere accesso al testo hitleriano.

Va aggiunto, peraltro, che il ‘Mein Kampf’ è facilmente scaricabile da Internet, per chiunque: Amazon, da parte sua, ha cancellato dalle proprie liste “dozzine di edizioni e-book” della ‘Bibbia’ del nazionalsocialismo, cosi’ come la scheda autobiografica del medesimo Hitler.

Peraltro, nello spazio dei commenti al libro negli anni si sono accumulati migliaia di ‘recensioni’ positive, con molti utenti che conferiscono una valutazione di 5 stelle al volume di Hitler. Tra gli altri titoli rimossi dal catalogo Amazon anche “Il fungo velenoso” del 1936 di Julius Streicher, un gerarca di primo piano del Terzo Reich, editore del giornale nazista “Der Stuermer” e poi condannato a morte per crimini contro l’umanità. Cancellati dal gruppo Usa anche volumi come “Il bastardo”, libro illustrato per bambini volto a narrare ai più piccoli “la questione ebraica” tramite una decina di storie “su alcuni animali pericolosi ognuno dei quali paragonati al giudaismo”.

Amazon finora non ha spiegato cosa l’abbia spinta a mutare atteggiamento. Solo lo scorso mese, la compagnia aveva affermato di “comprendere le preoccupazioni” pur rimanendo attenta a non prendere in considerazione quelle che ritiene essere “forme di censura”. Stando al Guardian, alcune edizioni “accademiche” in lingua straniera del ‘Mein Kampf’ si trovano ancora negli ‘scaffali’ digitali dell’Amazon britannica, compresa l’edizione critica pubblicata in Germania nel 2016, densa di centinaia di pagine di annotazioni di studiosi volte a dare il “contesto storico” del libro: una pubblicazione, quella di quattro anni fa, che peraltro produsse infiniti dibattiti e polemiche in Germania.

Quello della presenza di memorabilia o contenuti “nazisti” sulle piattaforme non è, ovviamente, un problema nuovo. Poco più di due mesi fa era emersa la vicenda delle “playlist naziste” scaricabili sulla piattaforma di Spotify: tra canzoni che inneggiano ad Adolf Hitler, altre che irridono le vittime dell’Olocausto, altre con immagini di svastiche o simboli d’odio dei suprematisti bianchi, su Spotify risultavano scaricabili “dozzine di playlist” create dagli stessi utenti della piattaforma di streaming musicale, sequenze di stampo chiaramente antisemita, nei quali si invita a “gasare” o uccidere gli ebrei, ma anche brani apertamente negazionisti dell’Olocausto. 

Vedi: Alla fine Amazon ha messo al bando il Mein Kampf 
Fonte: estero agi


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