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Al via il Forum (virtuale) di Davos

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AGI- Niente neve, nessuna golf car tra i boschi ammantati, e neanche la montagna incantata di Thomas Man. Per il secondo anno consecutivo, il World Economic Forum di Davos si svolgerà in modalità virtuale a causa della pandemia. L’apertura dei lavori è prevista questa mattina alle 11, per una durata ‘online’ fino a venerdì 21 gennaio, con l’intervento in video-conferenza del presidente cinese, Xi Jinping, e del fondatore e presidente esecutivo del Forum, Klaus Schwab.

Sul tavolo del ‘gotha’ mondiale di leader, degli industriali e delle social ‘star’ ancora una volta le ‘global challenges’, le sfide globali che, quest’anno vedono in primo piano ancora il Covid, con la sua variante Omicron e, naturalmente, la ripresa mondiale dopo due anni di pandemia. Il Wef sarà la prima piattaforma globale dell’anno a offrire l’opportunità di riflettere sullo “stato del mondo” ai principali capi di stato e di governo, agli amministratori delegati e ai leader della società civile e delle organizzazioni internazionali. 

“Esperienze pandemiche radicalmente diverse hanno esacerbato le divisioni globali”, sottolinea il Wef in una nota osservando che “le disuguaglianze vaccinali, combinate con nuovi ceppi, hanno anche rallentato la ripresa economica internazionale“. “Tuttavia – come chiarisce il Global Risks Report 2022 – il Covid-19 è solo una delle sfide globali critiche che potrebbero diventare ingestibili a meno che i leader mondiali non diano la priorità alla collaborazione proattiva”.

“Di conseguenza, l’agenda di Davos si concentrerà sulla promozione di azioni concertate tra le principali parti interessate a livello mondiale”. Spiega Schwab: “Tutti sperano che nel 2022 la pandemia e le crisi che l’hanno accompagnata inizino finalmente a recedere. Ma ci aspettano grandi sfide globali, dal cambiamento climatico alla ricostruzione della fiducia e della coesione sociale. Per affrontarli, i leader dovranno adottare nuovi modelli, guardare a lungo termine, rinnovare la cooperazione e agire in modo sistematico.

L’agenda 

L’Agenda 2022 di Davos è il punto di partenza per il dialogo necessario per la cooperazione globale nel 2022″. Attraverso indirizzi speciali e panel con i leader delle economie del G20 e delle organizzazioni internazionali, l’agenda di Davos 2022 fornirà approfondimenti su una serie di sfide critiche.

I leader attesi

E’ previsto l’intervento di molti leader mondiali: oltre a Xi Jinping, si esprimeranno Narendra Modi, primo ministro dell’India; Kishida Fumio, primo ministro del Giappone; Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite; Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea; Scott Morrison, primo ministro dell’Australia; Joko Widodo, presidente dell’Indonesia; Naftali Bennett, primo ministro di Israele; Janet L. Yellen, segretario del Tesoro degli Stati Uniti; Yemi Osinbajo, vicepresidente della Nigeria.

Interverranno anche personalità delle istituzioni, del mondo scientifico e esponenti politici di primo piano come Christine Lagarde, presidente della Bce; John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti; Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms; Anthony Fauci, virologo e direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases degli Usa, tra gli esperti piu’ ascoltati durante l’epidemia di Covid; Paulo Guedes, ministro dell’Economia del Brasile, Abdulaziz Bin Salman Bin Abdulaziz Al Saud, ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita.

Il focus

Tra le sessioni chiave: Covid-19 – Quali sono le prospettive? (17 gennaio); La cooperazione tecnologica nella quarta rivoluzione industriale (17 gennaio); Rinnovo di un contratto sociale globale (18 gennaio); Affrontare la sfida dell’equità del vaccino (18 gennaio); Navigare nella transizione energetica (19 gennaio); Accelerare e aumentare l’innovazione climatica (19 gennaio); Metriche ESG per un futuro sostenibile (20 gennaio); Live from Space: The Next Frontier for Knowledge and Action (20 gennaio); Prospettive economiche globali (21 gennaio); Costruire la preparazione futura (21 gennaio).

I rischi evidenziati nel rapporto

Nel Global Risks Report, diffuso martedì, il Wef ha sottolineato come, nel terzo anno della pandemia, non sia il Covid ad essere in cima alle preoccupazioni internazionali ma piuttosto i rischi legati al clima, le crescenti fratture sociali e la minaccia cyber. Secondo il documento, che sarà sul tavolo dei leader mondiali al Forum, 5 dei 10 maggiori rischi per il pianeta riguardano il clima o l’ambiente.

Il rapporto invita i leader mondiali ad agire sul lungo termine, elaborando un’agenda per i prossimi anni. Le minacce sul breve periodo, si legge, sono in particolare gli eventi atmosferici estremi, le divisioni sociali, le crisi umanitarie, il peggioramento della salute mentale delle persone, ma anche le malattie infettive, la crisi del debito e la diseguaglianza digitale.

Sul medio periodo, invece, si aggiungono la mancata azione sul clima, il confronto geoeconomico, la perdita della biodervistà, l’incapacità di garantire la cybersicurezza e i danni causati dall’uomo all’ambiente. Sul lungo periodo si aggiungono le dispute geopolitiche sulle risorse naturali. Nella classifica dei rischi per livello di gravità il primo posto è occupato dalla mancata azione climatica e il secondo dagli eventi atmosferici violenti. Al terzo posto si colloca la perdita della biodiversità, al quarto l’erosione della coesione sociale e al quinto le crisi umanitarie, cioè quelle legate al sostentamento.

Il Covid è ‘solo’ sesto

E’ solo al sesto posto, in una classifica di 10 rischi, che si trovano le malattie infettive. Ciò nonostante il Wef avverte che “con l’inizio del 2022, il Covid-19 e le sue conseguenze economiche e sociali continuano a porre una minaccia al mondo“. “Le diseguaglianze sull’accesso al vaccino e le disparità che queste provocano sulla ripresa economica – prosegue il rapporto – rischiano di acuire le fratture sociali e le tensioni geopolitiche. Nei 52 Paesi più poveri, dove vive il 20% della popolazione mondiale, solo il 6% delle persone è stato vaccinato finora”.

“Entro il 2024 – si legge ancora – le economie dei Paesi in via di sviluppo (esclusa la Cina) avranno perso il 5,5% del loro Pil rispetto ai livelli di crescita attesi prima della pandemia, mentre le economie avanzate li avranno superati dello 0,9% e questo accrescerà il divario mondiale creando tensioni all’interno e oltre i confini che rischiano di peggiorare l’impatto della pandemia e di complicare il coordinamento necessario per affrontare le sfide comuni, come quelle riguardanti il clima, la sicurezza digitale, il sostentamento delle popolazioni e la coesione sociale”.

Al rischio sulle malattie infettive seguono i danni all’ambiente causati dall’uomo, le crisi sulle risorse naturali, le crisi del debito e, infine, le dispute geoeconomiche.

Le aree di ‘rischio emergente’ sono invece la cybersicurezza, la competizione nello spazio, una transizione climatica disordinata e le pressioni migratorie. Ciascuno di questi temi richiede un coordinamento mondiale per una gestione efficace.

Source: agi


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