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Addio a Giscard, l'europeista modernizzatore

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AGI – Il più giovane presidente della Quinta Repubblica francese e il primo non gollista, quando fu eletto nel 1974, Valery Giscard d’Estaing, morto all’età di 94 anni, voleva essere l’incarnazione di una modernità trionfante, derivante dal centro-destra liberale e democristiano che ha costruito l’Europa del dopoguerra. Il decesso è arrivato dopo due settimane di ricovero a Tours per le complicazioni del Covid

La sua carriera politica finì nel 2002 quando alla guida della Convenzione europea produsse una bozza di Costituzione all’Ue che fu però bocciata dai referendum in Francia e in Olanda. 

Nato il 2 febbraio 1926, arruolato all’età di 18 anni nel 1944 nel primo esercito del generale de Lattre de Tassigny, Giscard d’Estaing ha detto che ammirava due uomini, il generale de Gaulle e Jean Monnet, padre dell’Europa.

Aveva solo 48 anni quando fu eletto presidente nel 1974, battendo sul filo Francois Mitterrand, e divenendo così, in una Francia che seppelliva i Trenta-gloriosi anni e digerì il maggio 68, il primo non gollista a conquistare l’Eliseo.

Con la sua elezione soffia un vento di libertà nel Paese, dopo gli anni di De Gaulle e Pompidou.

Alle riforme progressiste – abbassando la maggior età a 18 anni, depenalizzando l’aborto – il nuovo presidente aggiunge un nuovo stile, apparendo sugli sci o su un campo di calcio, facendosi affiancare dalla figlia sui manifesti della sua campagna elettorale e dalla moglie Anne-Aymone negli auguri di Capodanno a reti unificate. L’uomo dalla figura snella e dalla testa calva rinuncia allo sfarzo presidenziale per la sua fotografia ufficiale, si alleggerisce il blu e il rosso del tricolore e il ritmo della marsigliese rallenta. 

L’Alvernese che suona la fisarmonica in televisione si unisce a cena con i francesi, apre l’Eliseo ad alcuni netturbini maliani per una colazione di Natale, rinnova una comunicazione politica ancora molto chiusa.

Giscard d’Estaing resta però un puro prodotto dell’élite francese: politecnico ed enarca, emerge sotto gli ordini del maresciallo de Lattre de Tassigny durante la Liberazione, poi per otto mesi in Germania e Austria fino alla resa del Reich.

Nato a Coblenza, in Germania poi occupata dalle forze francesi, Valéry Giscard d’Estaing proviene da una numerosa famiglia borghese.

Entrato al governo nel 1959, VGE ha scalato gli incarichi ministeriali in Economia e Finanze negli anni ’60 e ’70. Da sindaco di Chamalières ha eclissato Jacques Chaban-Delmas, per imporsi come leader della destra fino alla sua vittoria alle presidenziali nel 1974.

Dopo un inizio promettente, VGE ha vissuto una prima crisi con le dimissioni del suo premier, Jacques Chirac, nel 1976. Iniziatore del “G7”, il club dei leader dei Paesi più ricchi, ha dato una spinta decisiva all’asse franco-tedesco al fianco del cancelliere Helmut Schmidt.

Il rallentamento economico dopo lo shock petrolifero, i dossier – il sospetto suicidio del suo ministro Robert Boulin, i diamanti offerti dal presidente centrafricano Bokassa – così come un cambiamento nella sua politica, più conservatrice ed economicamente austera, pesano sulla sua popolarità.

Il 10 maggio 1981 non viene rieletto contro Francois Mitterrand, che riceve più di un milione di voti in più. “Non avevo mai immaginato la sconfitta”, confiderà poi.

Eletto consigliere generale nel 1982 nella sua roccaforte di Chamalieres, nel Puy de Dome, poi deputato nel 1984, per la sua intenzione era guidare il primo governo di coalizione nel 1986, ma a lui viene preferito Jacques Chirac.

Nonostante tutto, riesci a diventare uno dei leader della destra guidando nuovamente il suo partito, l’Udf. Ma, certo della rielezione di Francois Mitterrand, non ha partecipato alle presidenziali del 1988. Sette anni dopo, accreditato con il 2% nei sondaggi, si è dovuto arrendere. Poco prima della sua morte, però, si è detto convinto che, se si fosse fatto avanti, avrebbe vinto contro Balladur e Chirac.

Dalla seconda metà degli anni ’90, Giscard e il Giscardismo sono gradualmente scomparsi dal panorama politico. 

L’ex presidente della Francia, europeista convinto, persegue tuttavia un obiettivo finale: diventare presidente dell’Europa. Nel 2001 ha assunto la guida della Convenzione per l’Europa, responsabile della stesura di una Costituzione europea, respinta con referendum (55% di no).

Brillante economista, autore di diversi libri tra cui un romanzo in cui immagina una relazione con Lady D, è stato eletto nel 2003 all’Accademia di Francia, sotto la presidenza dell’ex presidente senegalese Leopold Sedar Senghor.

Lo scorso maggio, è stato indagato per violenza sessuale dopo una denuncia di una giornalista tedesca che lo ha accusato di averle toccato le natiche durante un’intervista più di un anno prima.

Ricoverato più volte negli ultimi mesi, soprattutto per “scompenso cardiaco”, è morto nella serata, circondato dalla sua famiglia, nella sua proprietà ad Authon nel Loir-et-Cher. 

Vedi: Addio a Giscard, l'europeista modernizzatore
Fonte: estero agi


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