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3 marzo 1918. La pace di Brest-Litovsk

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di redazione

Il 3 marzo 1918 venne siglato da Germania, Austria e Russia l’accordo di pace di Brest-Litovsk, località della Bielorussia, che segnò l’uscita della Russia rivoluzionaria dalla prima guerra mondiale, sancendo di fatto la vittoria degli imperi centrali sul fronte orientale e intrecciando le vicende del conflitto mondiale con quelle della guerra civile russa.

Durante l’avanzata tedesca i capi bolscevichi erano stati molto divisi sulle posizioni da assumere nei confronti della guerra, ma alla fine fu trovato un accordo per firmare una pace separata che per la Russia rivoluzionaria comportava l’accettazione di durissime condizioni.

Fu una scelta dettata dalle disastrose condizioni di un Paese ormai allo stremo dopo la rivoluzione d’ottobre cui era seguita una lacerante guerra civile. Per il governo bolscevico trovare un accordo con gli Imperi centrali per porre fine al conflitto si prospettò come un male inevitabile.

In seguito al trattato, quello che era stato l’Impero russo perdeva perdeva la Finlandia, i Paesi baltici, la Polonia e parte della Bielorussia, inoltre era costretto a cedere alla Turchia i territori caucasici di Batumi, Kars e Ardahan ed a riconoscere l’indipendenza dell’Ucraina. In pratica la Russia bolscevica perdeva un terzo della popolazione.

La cessione di territori tanto vasti comportò pure la rinuncia alle più gran parte della produzione di carbone, alla metà degli impianti industriali e dei bacini agrari.

Lenin battezzò l’accordo come una “pace vergognosa” ma necessaria ai bolscevichi per mantenere il potere. Per questo venne fatto oggetto di pesanti critiche. La minoranza del Partito bolscevico lo accusò di aver tradito la causa rivoluzionaria, i socialisti-rivoluzionari di sinistra abbandonarono il governo per protesta, mentre le forze antibolsceviche, e in particolare la Chiesa ortodossa, giudicarono il trattato contrario agli interessi nazionali e lesivo dell’integrità territoriale dell’ex Impero zarista.

Gli ex alleati dell’Intesa considerarono la pace di Brest-Litovsk un voltafaccia della Russia bolscevica, che metteva a rischio gli equilibri bellici a vantaggio degli Imperi centrali. Lungo i confini della Russia vennero schierate le truppe delle potenze alleate, alle quali si unirono i “bianchi”, cioè quelle parti dell’esercito russo rimaste fedeli allo zar.

Il trattato di Brest-Litovsk segnò la fine della conformazione territoriale che i bolscevichi avevano ereditato dall’impero russo; in seguito alla pace separata, ignorando totalmente il principio, solennemente sancito dalla rivoluzione, dell’autodeterminazione dei popoli, l’Ucraina fu occupata dall’esercito tedesco, in  Finlandia, diventata indipendente nell’ottobre del 1917, truppe tedesche appoggiarono la controrivoluzione che rovesciò il governo socialdemocratico, così come avvenne anche in  Lituania ed Estonia, dove l’esercito tedesco impose la sostituzione dei governi dei soviet con governi fantoccio filo-tedeschi. La Romania occupò la Bessarabia, mentre all’Impero Ottomano  furono annessi i territori transcaucasici di Ardahan, Kars e Batumi.

I sovietici, dal novembre di quello stesso 1918, in seguito allo scoppio dei moti rivoluzionari tedeschi che portarono, nel ‘19, alla trasformazione della Germania da monarchia in repubblica, considerarono superata la pace di Brest-Litovsk. Ma sarà poi il trattato di Versailles a cancellare ufficialmente il trattatodi Brest-Litovsk e a richiamare in patria l’esercito tedesco sgombrando gli stati nati dalla fine dell’impero russo.