Di Gianni De Iuliis
La rivoluzione egiziana del 2011 rappresenta un vasto movimento di protesta che ha visto il succedersi di episodi di disobbedienza civile, atti di contestazione e insurrezioni, verificatisi in Egitto a partire dal 25 gennaio del 2011.
Il moto di protesta popolare egiziano, imperniato sul desiderio di rinnovamento politico e sociale contro il trentennale regime del Presidente Hosni Mubarak, si è inizialmente manifestato con mezzi pacifici. Poi ha conosciuto sviluppi violenti, sfociando in aspri scontri che hanno provocato numerose vittime tra manifestanti, poliziotti e militari.
Alla fine di intense trattative tra le diplomazie e di un braccio di ferro tra le opposizioni e il governo che appariva senza esito, Ḥosnī Mubārak, per un trentennio Presidente della Repubblica Egiziana, rassegna l’11 febbraio le dimissioni dalla propria carica. Ad annunciarlo è il vice presidente Omar Suleymān, il quale comunica che Mubārak ha lasciato alle forze armate l’incarico di gestire gli affari dello stato e di decidere del destino politico dell’Egitto. La notizia viene accolta con manifestazioni di gioia, mentre in tutto il paese si svolgono i festeggiamenti per un avvenimento atteso da milioni di persone.