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GIRASOLI

Al Teatro del Canovaccio di Catania (domenica 10 aprile h. 21,00) una drammatica piece sulla solitudine e sulla mancanza d’amore, scritta da Giovanni Arezzo (autore e regista) con Alice Sgroi, quest’ultima anche in scena.

Fonte: Ufficio Stampa

Girasoli” è un monologo post-mortem in cui a parlare è Sarah M., attrice di teatro, donna sensibile, intelligente, talentuosa, distrutta dalla solitudine e dalla mancanza di amore. Dopo essersi uccisa nel tentativo di liberarsi delle sue ossessioni, Sarah – non-morta e in un non-luogo definito solo dallo scorrere del tempo – si ritrova a dover fare i conti con i suoi mostri, perseguitata dai pensieri che sono stati causa del suo stesso suicidio.Tra ricordi, visioni, deliri e danze, “Girasoli” è un viaggio intimo tra le riflessioni di una donna appassionata e fragile, tanto capace di dare amore quanto desiderosa di riceverne, in bilico tra dannazione e salvezza, e che si ritrova costretta a dover decidere il proprio destinoanche dopo la morte.

Girasoli” – si legge nelle note di regia è una grande e terribile storia d’amore e solitudine. Una storia d’amore matto e disperatissimo. L’amore sa dare la vita, ma sa anche toglierla, sa guarire le ferite dell’anima o colpirla – l’anima – a morte.È questo amore estremo, disumano, la goccia di veleno che – nel nostro gioco teatrale – ha fatto traboccare il vaso già colmo di disagio e lacrime di Sarah.

Sarah è Sarah M., un’attrice di teatro non più giovanissima che soffre di depressione e disturbi della personalità, e che dopo diversi ricoveri coatti, decide di togliersi la vita strozzandosi nel bagno di casa sua, durante l’ennesima insopportabile notte di solitudine, resa ancora più atroce da una straziante lettera di (non) amore, ricevuta poche ore prima. È qui che comincia la nostra storia: Sarah è già morta, Sarah è appena morta. Eppure pensa e parla e soffre e vuole fumare e non sa dove si trova. Una zanzara, uno scarafaggio, una crepa sul muro – forse frutto della sua stessa fantasia – e quattro fogli di carta con su scritta la lettera (unica scenografia della mia messinscena), sono i suoi soli interlocutori.

E poi c’è Lei, l’altra. L’amore infinito di Sarah, il suo centro e la sua

musa. Nominata e invocata e maledetta, continuamente. Però, lei, in realtà non c’è, ed è proprio questo il dramma. Lei che c’era ma non abbastanza, che si fa aspettare invano, che sa amare ma non vuole, o vuole amare ma non sa.

Per sensibile intelligenza teatrale e meravigliosa violenza emotiva, Alice Sgroi è la mia Sarah ideale, che si muove e agisce in un non-luogo deserto, incastrata nelle stesse debolezze della sua stessa esistenza, ma con una voglia matta e in qualche modo nuova di chiudere questo devastante cerchio di fuoco che le ha infiammato il cuore, tra i baci e gli schiaffi. Un cerchio che può chiudersi solo, come tradizione comanda, con una struggente e liberatoria lettera d’amore.

Domenica 10 aprile h. 21,00