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23 settembre 1973. Muore Pablo Neruda

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di Gianni De Iuliis

Nixon, Frei e Pinochet
fino a oggi, fino a questo amaro
mese di settembre
dell’anno 1973,
con Bordaberry, Garrastuzu e Banzer,
iene voraci
della nostra storia, roditori
delle bandiere conquistate
con tanto sangue e con tanto fuoco,
impantanati nei loro orticelli,
predatori infernali
satrapi mille volte venduti
e traditori, eccitati
dai lupi di New York,
macchine affamate di sofferenze,
macchiate dal sacrificio
dai loro popoli martirizzati, mercanti prostitute
del pane e dell’aria d’America
fogne, boia, branco
di cacicchi di lupanare, senza altra legge che la tortura
e la fame frustrata del popolo.

Sono gli ultimi versi scritti da Pablo Neruda, un grido di protesta e di dolore per il golpe militare di Pinochet dell’11 settembre 1973 e l’assassinio, nel corso dell’assalto al palazzo della Moneda, del suo amico Salvador Allende, primo presidente del Cile democraticamente eletto, che egli, comunista, rinunciando alla sua stessa personale candidatura, aveva sostenuto ed aiutato. Pochi giorni prima della sua stessa morte il Poeta dovette assistere alla morte violenta della democrazia nel suo Paese, il suo Cile amato e cantato.

Neruda soffriva di cancro alla prostata e a causa delle sue condizioni di salute aveva dovuto abbandonare, nel 1972, la carriera diplomatica, mentre ricopriva la carica di ambasciatore del Cile a Parigi.

Il regime dittatoriale appena instaurato iniziò subito a perseguitare il Poeta, con continue perquisizioni che misero a soqquadro le sue abitazioni. Si preparava ad tornare in esilio quando l’aggravarsi del suo male lo costrinse ad essere ricoverato, il 19 settembre, presso la clinica Santa María di Santiago, dove si spense il 23 settembre 1973.

Romane, però, un mistero sulla morte di Pablo Neruda. C’è infatti il sospetto, confermato dalla testimonianza della persona che lo accompagnava in quei giorni facendogli da autista e guardia del corpo, che sia stato assassinato con una iniezione letale, per ordine del dittatore Pinochet, che il giorno precedente, in quella stessa clinica, aveva fatto uccidere anche l’esponente democristiano Eduardo Frei Montalva.

Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, era nato il 12 luglio del 1904 a Parral nella regione agricola del Maule, a Sud della capitale Santiago. È stato un poeta, diplomatico e politico cileno, considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento.

Scelse lo pseudonimo di Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta ceco Jan Neruda. Nome che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. Definito da Gabriel García Márquez «il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua» e considerato da Harold Bloom tra gli scrittori più rappresentativi del canone Occidentale, è stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura.

Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano, diplomatici e politici, come quello di Senatore. Inoltre è conosciuto per la sua adesione al comunismo (per cui subì censure e persecuzioni politiche, dovendo anche espatriare a causa della sua opposizione al governo autoritario di Gabriel González Videla), la sua candidatura a Presidente del Cile nel 1970 e il successivo sostegno al socialista Salvador Allende. Morì in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe del generale Augusto Pinochet nel 1973, ufficialmente di tumore ma in circostanze ritenute dubbie, mentre stava per partire per un nuovo esilio.

La poetica di Neruda spazia dal realismo al surrealismo, dalla lirica intimista a quella civile e politica. Tra i suoi principali ispiratori e modelli vi sono Francisco de Quevedo, Walt Whitman (da lui spesso citato direttamente, come il suo maestro e la sua guida morale e artistica) e Arthur Rimbaud, come rilevato dal critico Leo Spitzer.