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23 gennaio 1989. Muore Salvador Dalí

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di Gianni De Iuliis

Salvador Dalí, Marchese di Pùbol, all’anagrafe Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech (1904 –1989), è stato un pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore spagnolo.
Abile pittore e virtuosissimo disegnatore, è celebre principalmente per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere surrealiste: il suo peculiare tocco fu attribuito all’influenza che ebbero su di lui i maestri del Rinascimento.
Il suo talento artistico trovò espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, portandolo a collaborare con artisti di ogni settore.
Nel suo lavoro Dalí si è ampiamente servito del simbolismo. Il simbolo caratteristico degli “orologi molli” apparso per la prima volta in La persistenza della memoria si riferisce alla teoria di Einstein che il tempo è relativo e non qualcosa di fisso. L’idea di servirsi degli orologi in questo modo venne a Dalí mentre in una calda giornata d’agosto osservò un pezzo di formaggio Camembert che si scioglieva e gocciolava.
Quella dell’elefante è un’altra delle immagini ricorrenti nelle opere di Dalí. Comparve per la prima volta nell’opera del 1944 Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio. L’elefante è ritratto con zampe sottili e fragili e rappresenta la distorsione dello spazio.
L’uovo è un’altra delle immagini tipiche di cui si serviva Dalí. Associa all’uovo il periodo prenatale e intrauterino, usandolo per simboleggiare la speranza e l’amore.