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13 APRILE 1906. NASCE SAMUEL BECKETT

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Ricorre oggi l’anniversario della nascita del grande drammaturgo irlandese, i cui personaggi sono tutti dominati dalla noia, dalla routine, dalla ripetitività senza senso e paiono scivolare sulla vita come fantasmi, eppure sono disperatamente aggrappati a quella stessa vita, all’attesa di un cambiamento che non avverrà mai

a cura di Franco La Magna

Il 1953 è stato l’anno della sua incoronazione a drammaturgo di dimensione mondiale, uno dei più originali del teatro contemporaneo, quando apparvero sulle scene i due vagabondi senza speranza di “Aspettando Godot”. Samuel Beckett, l’autore, nato il 13 aprile del 1906 a Foxroch, presso Dublino e morto a Parigi nel 1989, continua a sfuggire ad ogni definitiva interpretazione e classificazione della sua opera.
Il mondo desolato, senza senso, entro il quale agiscono i suoi assurdi personaggi, è il vuoto pneumatico; protagonisti marionette, grottesche e comiche, come Vladimiro ed Estragone, condannati ad una perenne attesa senza fine, al pari di Pozzo e Lucky. Così come Hamm e Clov, Nagg e Nell i sopravvissuti di “Finale di partita”, o ancora come Krapp che nell’ultimo nastro ascolta una registrazione agli antipodi della sua clownesca realtà. E anche Winnie, donna sulla cinquantina e Willie, uomo sulla sessantina, la coppia di “Giorni felici”.
Tutti personaggi dominati dalla noia, dalla routine, dalla ripetitività senza senso, che paiono scivolare sulla vita come fantasmi, eppure disperatamente aggrappati a quella stessa vita, ad un’attesa di cambiamento che non avverrà mai. Un teatro privo di azione quello di Beckett tragico, “essenzialmente tragico”, come lo descrive Eugene Ionesco: “Tragico perché è proprio la condizione umana intera ad entrare in gioco e non l’uomo appartenente a questa o a quella società, né l’uomo visto attraverso una ideologia e da quella alienato. L’ideologia che semplifica e limita insieme la realtà storica o metafisica, l’autentica realtà nella quale l’uomo è integrato”.