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11 NOVEMBRE – 1855 – Muore Soren Kierkegaard

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Di Gianni De Iuliis

Søren Aabye Kierkegaard (5 maggio 1813 –11 novembre 1855) è stato un filosofo, teologo e scrittore danese, il cui pensiero è da alcuni studiosi considerato punto di avvio dell’esistenzialismo, corrente di pensiero che considera l’esistenza umana individuale come criterio di verità.

Che Kierkegaard possa essere considerato il fondatore dell’esistenzialismo è stato contestato da alcuni autori che hanno innanzitutto osservato come lo stesso filosofo danese non abbia mai usato il termine “esistenzialismo” per definire la sua filosofia. In secondo luogo essi ritengono che l’autentico esistenzialismo sia una corrente filosofica del XX secolo che secondo la visione di Sartre si basa sull’idea che «l’esistenza precede l’essenza; l’uomo, in quanto singolo, in quanto individuo (esistenza) crea e inventa le idee e i valori universali, come il bene, Dio, l’umanità e così via (essenza); queste idee e valori non hanno pertanto un fondamento indipendente dal singolo individuo, ma sono relativi e soggettivi» per cui «non esiste un ordine razionale dell’universo, che è privo di significato e assurdo. Gli Esistenzialisti sottolineano, infine, gli aspetti negativi dell’esistenza umana, la sua nullità essenziale, che si manifesta nel dolore e soprattutto nella morte».

Temi questi ultimi che sono presenti nella filosofia di Kierkegaard, ma a cui egli attribuisce valori religiosi cristiani tali per cui, al contrario degli esistenzialisti del XX secolo, per lo più indifferenti alla religione, egli ritiene l’individuo sempre «responsabile delle sue libere scelte fondamentalmente davanti a Dio, mentre per l’esistenzialista ateo o agnostico l’individuo si rapporta e risponde solo a se stesso».