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Nato: Tajani conferma 2% Pil, lavoriamo per 3+2

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(dall’inviata Cecilia Scaldaferri) Per affrontare le sfide di sicurezza è cruciale aumentare la spesa per la difesa Nato: all’orizzonte non c’è solo la minaccia russa, quella più a lungo termine, ma anche le preoccupazioni per la Cina e le tensioni nell’Indo-Pacifico, oltre al fianco meridionale con il Mediterraneo e il Medio Oriente. Sul tema si è concentrata l’attenzione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica, radunatisi per una riunione informale ad Antalya, in Turchia, con il segretario generale Mark Rutte, in vista dell’appuntamento del vertice all’Aja che si terrà a fine giugno.
“La maggior parte degli alleati ora è pronta a raggiungere l’obiettivo iniziale di spendere il 2% del Pil per la difesa quest’anno, e molti hanno già annunciato piani per andare molto, molto oltre. E questo è cruciale, perché è chiaro che il 2% non è affatto sufficiente”, ha affermato Rutte. Un riferimento alla richiesta di arrivare gradualmente al 5%, come già detto più volte, in linea con la nuova linea dettata dall’amministrazione Usa di Donald Trump. A questo proposito, secondo quanto rivelato da Der Spiegel, il segretario generale in una lettera inviata agli alleati avrebbe precisato i termini, con un 3,5% del Pil investito nelle forze armate e un ulteriore 1,5% destinato alle spese legate alla difesa, comprese anche per esempio le infrastrutture come strade, ponti, gallerie, ferrovie o porti utili per il dispiegamento delle truppe.
Un approccio sul quale è intervenuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che confermando il raggiungimento dell’obiettivo del 2% – “abbiamo già consegnato la lettera alla Nato che illustra cosa abbiamo fatto e come stiamo facendo tecnicamente” – ha espresso la disponibilità dell’Italia a “lavorare anche per incrementare le spese per la sicurezza”.
Ma “credo sarebbe più giusto 3 più 2, sarebbe più equilibrato”, ha sottolineato il capo della diplomazia, facendo riferimento alla proposta di Rutte che prevede una divisione della spesa in due parti distinte. “Ci vuole tempo”, ha affermato Tajani, “parteciperemo alla discussione e vedremo di continuare comunque a lavorare nella direzione di una crescita di investimenti per la sicurezza”. “L’Italia vorrà fare la sua parte perché siamo convinti che sia nostro dovere garantirla”, ha assicurato il vice premier, facendo notare che “qua non si tratta di essere né guerrafondai né signori delle armi”.
“La sicurezza è qualcosa di molto più ampio, riguarda anche infrastrutture cibernetiche, portuali, aeroportuali, ferroviarie, autostradali che servono per garantirla. Io preferisco parlare di sicurezza piuttosto che di difesa, perché è un concetto più ampio e più rispondente alla verità. La sicurezza la garantiscono tutti questi sistemi, tutte queste strutture”, ha puntualizzato.
Tajani ha poi sottolineato la “sostanziale unità all’interno della Nato, all’interno del Quintetto”, ribadendo “il sostegno di tutti allo sforzo degli Stati Uniti per raggiungere un cessato del fuoco”.
A questo proposito, “credo che sia fondamentale il coordinamento tra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda le sanzioni” alla Russia. “Questa è la via da seguire, perché se vogliamo raggiungere l’obiettivo di convincere Putin a ritirare le truppe, dobbiamo coordinare la nostra azione, perché più la situazione economica russa è complicata, meno possono pagare i militari”.
Temi di cui si è parlato ad Antalya e si riparlerà a Roma nel fine settimana quando il ministro avrà un bilaterale con il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, nella capitale per la messa di Papa Leone XIV. (AGI)
SCA