Ha superato i 3.300 morti il bilancio delle vittime del terremoto in Myanmar, dove la giunta militare non si è fatta scrupolo di bombardare le aree devastate controllate dai ribelli. Il responsabile degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite ha rinnovato l’appello al mondo affinché aiuti la nazione colpita dal disastroso sisma di magnitudo 7,7 che il 28 marzo ha raso al suolo edifici e distrutto infrastrutture in tutto il paese, causando 3.354 morti e 4.508 feriti, oltre a 220 dispersi.
A più di una settimana dal disastro, molti sono ancora senza riparo, costretti a dormire all’aperto perché le case sono state distrutte o nel timore di nuovi crolli.
Una stima delle Nazioni Unite suggerisce che più di tre milioni di persone stanno subendo le conseguenze del terremoto.
“La distruzione è sbalorditiva”, ha scritto su X Tom Fletcher, responsabile dell’Onu per gli aiuti umanitari che ha incontrato i sopravvissuti nella città di Mandalay, all’epicentro e del sisma, “il mondo deve schierarsi a sostegno del popolo del Myanmar”.
Il nuovo bilancio delle vittime è stato reso noto dopo che il capo della giunta militare, Min Aung Hlaing, è tornato da un vertice regionale a Bangkok dove ieri ha incontrato i primi ministri di Thailandia e India. La presenza del generale al vertice ha suscitato polemiche, con i manifestanti che hanno esposto uno striscione che lo definiva un “assassino” e gruppi anti-giunta che hanno condannato la sua inclusione nel vertice dopo le decine di attacchi condotti dall’esercito dopo il terremoto e che secondo il Governo di unità nazionale (Nug), che si oppone alla giunta hanno provocato 68 vittime, nonostante il cessate il fuoco temporaneo dichiarato dalle parti in conflitto.
In una dichiarazione, il governo “alternativo” birmano, composto da politici pro-democrazia, attivisti e leader delle minoranze etniche, ha spiegato di aver registrato 68 attacchi aerei e di artiglieria nell’ultima settimana, nonostante la giunta abbia dichiarato mercoledì scorso che avrebbe cessato le ostilità per tre settimane per consentire agli aiuti di raggiungere più rapidamente le vittime del terremoto.
Secondo il Nug le offensive militari “hanno provocato la morte di 68 civili, tra cui un bambino e 15 donne”, e le regioni più duramente colpite da questi attacchi sono Mandalay e Sagaing, entrambe dichiarate in stato di emergenza per il terremoto.
Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riferito che la giunta non ha rispettato la cessazione delle ostilità e ha effettuato almeno 16 attacchi dalla tregua e un totale di 61 dal giorno del terremoto.
L’agenzia delle Nazioni Unite ha denunciato che l’esercito continua a limitare gli spostamenti, lasciando le aree colpite “inaccessibili agli aiuti umanitari”. (AGI)
UBA