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Mercati finanziari globali.

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I mercati avanzano, dopo che i dati leggermente più deboli sull’inflazione al consumo Usa e una serie di solidi utili bancari sono stati accolti con favore dagli investitori e mentre ieri sera è arrivata la notizia di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, mediato dagli Stati Uniti, che preannuncia una riduzione delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e potenzialmente mette fine a una guerra devastante durata 15 mesi. I principali banchieri di Wall Street hanno espresso previsioni ottimistiche per quest’anno, in particolare per le loro attività di investment banking, i cui ricavi hanno registrato un’impennata negli ultimi mesi, ma hanno anche evidenziato preoccupazione per le politiche inflazionistiche di Trump sui i dazi e per i rischi geopolitici. Oggi, in attesa dell’uscita dei dati Usa sui sussidi di disoccupazione e sulle vendite al dettaglio, i listini asiatici viaggiano cautamente positivi e i future a Wall Street e in Europa sono prudenti e contrastati dopo che ieri i tre i principali indici di New York hanno chiuso in rally registrando il maggior guadagno percentuale giornaliero in oltre due mesi, spinti dai dati Usa sull’inflazione e dai solidi utili trimestrali delle maggiori banche statunitensi. Sul fronte obbligazionario i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono scesi al 4,66%, dopo aver toccato nei giorni scorsi il top da 14 mesi del 4,8%. Anche il dollaro si è allentato e lo yen è salito al top da un mese, dopo che il raffreddamento dell’inflazione statunitense ha ravvivato le speranze di un taglio dei tassi. Lo yen si è attestato a 155,6 per dollaro, in rialzo dello 0,5%, mentre l’euro è rimasto stabile a 1,029 e la sterlina è scesa leggermente a 1,223. Intanto in Asia il prezzo del petrolio si è stabilizzato, dopo essere volato tra +3% e +4% alla chiusura di New York, con entrambi i benchmark sopra gli 80 dollari al barile, sostenuti da un forte calo delle scorte di greggio statunitensi e da potenziali interruzioni dell’approvvigionamento causate dalle nuove sanzioni statunitensi alla Russia, mentre l’accordo di cessate il fuoco a Gaza ha limitato i guadagni. Oggi gli investitori terranno d’occhio gli sviluppi in Medio Oriente, mentre Israele intensifica gli attacchi su Gaza poche ore dopo l’annuncio del cessate il fuoco. Nel frattempo in Asia le Borse avanzano, sulla scia di Wall Street, dove lo S&P 500 ha guadagnato l’1,82%, il Nasdaq Composite è salito del 2,45%, il Dow Jones dell’1,64% e i titoli di JP Morgan, Citigrop e Goldman Sach, sono saliti rispettivamente dell’1,95%, del 6,1% e del 6,45%. Più nel dettaglio la Borsa di Tokyo è piatta, poiché l’aumento dello yen ha creato una pressione al ribasso, in attesa della decisione sui tassi della Banca del Giappone, prevista per la prossima settimana. Ieri, il governatore della Boj Kazuo Ueda ha affermato che un aumento dei tassi è possibile se le condizioni economiche e dei prezzi continueranno a migliorare. In rialzo di oltre l’1% Seul, dopo che la banca centrale sudcoreana ha lasciato invariati i tassi di interesse nonostante le aspettative di un taglio dovuto all’instabilità politica. In Cina, i mercati sono cautamente positivi in vista di un bombardamento di dati locali previsto per domani, tra cui i numeri del Pil per l’intero anno 2024, con gli investitori che terranno conto del raggiungimento o meno del target prefissato di una crescita del 5%. – Inoltre, sempre domani, Pechino diffonderà i numeri sulla produzione industriale di dicembre e le cifre sulle vendite al dettaglio, da cui gli osservatori cercheranno di capire se gli aiuti recentemente proposti dalle autorità cinesi abbiano favorito la ripresa e i consumi. A Wall Street i future sono misti, con quelli sul Nasdaq e sull’S&P negativi e quelli sul Dow Jones positivi, in attesa dei dati di oggi di BoFa e Morgan Stanley. Inoltre, sempre oggi usciranno negli Usa i dati sui sussidi di disoccupazione e sulle vendite al dettaglio, dopo che ieri i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti leggermente più del previsto a dicembre, a causa dei maggiori costi dei beni energetici, anche se i mercati hanno apprezzato che l’inflazione ’core’ a dicembre è salita meno del previsto. Martedì i dati dei prezzi alla produzione erano aumentati meno del previsto. “I numeri dei prezzi al consumo e quelli dei prezzi alla produzione non sono stati eccezionali, ma non sono neanche saliti troppo, e questo porta a credere che le braci dell’inflazione si stiano spegnendo” ha spiegato Stephen Massocca, vicepresidente senior di Wedbush Securities, anche se permangono preoccupazioni sui possibili rialzi dei dazi che verranno imposti dalla nuova amministrazione del presidente eletto Donald Trump. Al momento gli operatori stimano che le probabilità che la Federal Reserve tagli i tassi di interesse due volte entro la fine del 2025 siano pressoché pari, anche se la prima riduzione non è prevista prima di giugno. “C’è stata la confluenza di due fattori rialzisti – commenta Adam Sarhan, amministratore delegato di 50 Park Investments – da una parte c’è un’inflazione che non è più fuori controllo e quindi lascia la porta aperta a più tagli da parte della Fed. E inoltre sono piaciuti i conti delle grandi banche”. Inoltre a risollevare gli animi degli investitori è arrivato nel l’atteso accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L’intesa è stata annunciata dal primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, il quale ha confermato che le parti devono ancora dare l’approvazione finale. E l’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che alcuni dettagli devono ancora essere definiti. Nel frattempo l’oro spot in Asia tocca il massimo mensile di 2.702,09 dollari l’oncia e in Europa l’euro ieri è risalito sopra 1,03 sul dollaro, poichè i mercati si aspettano almeno 4 tagli dei tassi da parte della Bce quest’anno. In compenso la sterlina ha continuato a indebolirsi sul biglietto verde, anche se l’inflazione a dicembre ha rallentato al 2,5% nel Regno Unito, alleggerendo un po’ la posizione sul bilancio del governo laburista, che nei giorni scorsi aveva dovuto arrampicarsi sugli specchi per far quadrare i conti del bilancio. Intanto i future sull’EuroStoxx oggi arretrano, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso positive, con Francoforte che è volata a +1,63%, mentre Parigi ha chiuso in rialzo, a +0,69%, Londra è avanzata dell’1,18% e Milano a +1,48%.
– USA: INFLAZIONE AL CONSUMO SALE PIU’ DELLE ATTESE A DICEMBRE, MA FRENA LA ‘CORE’
I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati leggermente più delle attese a dicembre, a causa dei maggiori costi dei beni energetici, il che indica un’inflazione ancora elevata, in linea con le proiezioni della Fed di un minor numero di tagli dei tassi di interesse quest’anno. Tuttavia l’inflazione di fondo frena più del previsto e questo piace ai mercati. Più nel dettaglio l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,4% mensile dopo essere aumentato dello 0,3% a novembre. Nei 12 mesi fino a dicembre, l’indice dei prezzi al consumo è avanzato del 2,9%, in linea con le attese e contro il 2,7% a novembre. Tuttavia gli economisti prevedono una nuova accelerazione dell’inflazione nei mesi a venire, soprattutto considerando che il calo di dicembre è stato causato da fattori volatili come le tariffe aeree più basse. “C’è ancora molto lavoro da fare per aiutare le famiglie in tutto il paese a sostenere il costo della vita”, ha affermato Reeves, insistendo sul fatto che avrebbe “combattuto ogni giorno” per garantire la crescita e migliorare gli standard di vita. Il recente aumento dei costi di indebitamento del governo del Regno Unito, che la scorsa settimana hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 16 anni, rischia di vanificare la promessa del cancelliere di bilanciare la spesa quotidiana con le entrate fiscali entro il 2029. Tuttavia hanno registrato dati sull’inflazione del Regno Unito, uniti a quelli negli Usa, hanno innescato un rally nei gilt, i quali hanno registrato una discesa al 4,75% dei tassi, mentre anche la sterlina è salita dello 0,5%.
– CINA: ATTESI DOMANI DATI PIL CINESE, NEL “2024 MERCATI SI ASPETTANO CRESCITA AL 5% E PIU’ AIUTI
C’è attesa per i dati sul Pil cinese, in agenda per domani. Pechino si aspetta che a dicembre il Pil torni a crescere intorno al 5%. La previsione è che su base annua dal 4,6% del terzo trimestre, negli ultimi tre mesi dell’anno scorso l’economia del Dragone salga tra il 4,9% e il 5%. “L’economia cinese resta un punto interrogativo – spiega Bova – A dicembre il mercato si aspetta un recupero dei consumi e che il Pil torni a crescere intorno al 5%. Per questo oltre ai dati sarà importante capire se prossimamente verrà annunciata qualche altra misura di sostegno dell’economia. Al momento il mercato resta scettico sulla ripresa, visti anche i dati sull’inflazione della scorsa settimana, secondo i quali i prezzi alla produzione restano in deflazione per il secondo anno e quelli generali sono praticamente fermi”. A partire dalla seconda metà dell’anno scorso i progressi nel riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% fissato dalla Fed fanno fatica ad essere raggiunti. Questo trend, unito a un’economia resiliente e al timore di un rincaro generalizzato delle tariffe hanno portato la banca centrale statunitense a prevedere un taglio dei tassi più graduale quest’anno. Tuttavia l’inflazione ‘core’ al netto dei beni energetici ed alimentari, è aumentato dello 0,3% per quattro mesi consecutivi. E nei 12 mesi fino a dicembre, il cosiddetto Cpi core è aumentato del 3,2% dopo essere salito del 3,3% a novembre. Alla riunione della Fed del 28-29 gennaio, a una settimana dall’insediamento di Donald Trump, non è previsto nessun taglio dei tassi e molto probabilmente non ci saranno riduzioni del costo del denaro fino a giugno. Al momento sui mercati riprende quota la percentuale di chi prevede un secondo taglio dei tassi quest’anno. Ora gli operatori stimano che le probabilità che la Fed tagli i tassi di interesse due volte entro la fine del 2025 siano pressoché pari, con la prima riduzione prevista per giugno, meno delle tre riduzioni previste un mese fa, ma più di quelle ipotizzate la scorsa settimana.
– GB: INFLAZIONE INASPETTATAMENTE RALLENTA AL 2,5%
L’inflazione nel Regno Unito ha registrato un inaspettato rallentamento al 2,5% a dicembre, allentando le pressioni sul cancelliere Rachel Reeves e spianando la strada alla Banca d’Inghilterra per procedere con il taglio dei tassi di interesse il mese prossimo. L’inflazione al consumo è stata inferiore al 2,6% di novembre, spinta verso il basso dai prezzi dei ristoranti e degli hotel. Gli analisti si aspettavano che l’inflazione rimanesse stabile il mese scorso. E’ una buona notizia per la Reeves la quale deve fare i conti con costi di indebitamento più elevati alimentati dal timore che l’economia del Regno Unito possa entrare in un periodo di stagflazione. Venerdì scorso il viceministro delle finanze Liao Min ha reso noto che la Cina, con in mente aggiustamenti anticiclici più energici e quest’anno adotterà una politica fiscale “molto proattiva”, tra cui l’aumento del rapporto deficit/Pil e l’emissione di obbligazioni governative su larga scala, e “anticiperà” la sua potenza di fuoco fiscale per sostenere meglio una traiettoria positiva di crescita economica. Oltre ai dati sul Pil venerdì usciranno anche i numeri di dicembre sulle vendite al dettaglio, sugli investimenti e sulla produzione industriale.
– DAVOS: LUNEDI’ INIZIA IL WORLD ECONOMIC FORUM, “LE GUERRE SONO IL MAGGIOR RISCHIO”
Quest’anno il principale rischio a livello globale è rappresentato dai conflitti armati. E’ quanto emerge da un sondaggio del World Economic Forum pubblicato in vista dell’incontro annuale di Davos che si terrà la prossima settimana. Quasi uno su quattro degli oltre 900 esperti intervistati nel mondo accademico, imprenditoriale e politico ha classificato le guerre e il terrorismo, come il rischio più grave per la crescita economica mondiale nel 2025, seguiti al secondo posto dagli eventi meteorologici estremi, che erano stati la preoccupazione principale l’anno scorso. La maggior parte degli intervistati, il 64%, si aspetta che nel 2025 persista un ordine globale multipolare e frammentato. “La posta in gioco non è mai stata così alta” sostiene il WEF, che avrà inizio lunedì 20 gennaio, lo stesso giorno in cui Donald Trump presterà giuramento come 47° presidente degli Stati Uniti. Lo stesso Trump terrà un discorso virtuale davanti alla platea di Davos il 23 gennaio, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy parteciperà all’incontro e terrà un discorso il 21 gennaio. Tra gli altri leader mondiali che prenderanno parte all’incontro di Davos ci sono la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il vice premier cinese Ding Xuexiang. Secondo il presidente e Ceo del WEF, Borge Brende, la Siria, la “terribile situazione umanitaria a Gaza” e la potenziale escalation del conflitto in Medio Oriente saranno al centro dell’incontro, seguite a ruota dagli eventi metereologici estremi, dopo che lo scorso anno le temperature globali hanno superato per la prima volta di 1,5 gradi Celsius i livelli dell’era preindustriale, avvicinando il mondo alla violazione degli impegni assunti dai governi nell’ambito dell’accordo di Parigi sul clima del 2015. (AGI)