Il collaboratore di giustizia di Gela Carmelo Barbieri, quando era detenuto per l’indagine “Grande Oriente” a Teramo, ha avuto dei colloqui investigativi con il generale Angiolo Pellegrini,che oggi si trova sotto processo a Caltanissetta per depistaggio dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia rese da Pietro Riggio. Uno degli incontri che il collaborante Barbieri ha avuto con il generale Pellegrini si è verificato a Marina Romea, in provincia di Ravenna, dove il pentito aveva l’obbligo di soggiorno. In quell’occasione – secondo il pentito – c’era anche Alberto Tersigni, anche lui sotto processo insieme a Giovanni Peluso, accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa. “Dopo le visite ricevute al carcere di Teramo e a Marina di Romea mi chiamarono dal commissariato di Gela e mi dissero che dovevo ricevere una visita dei loro colleghi”, ha spiegato. A Marina di Romea Barbieri avrebbe incontrato alcuni esponenti dei servizi segreti. “Io – ha raccontato – ho avuto incontri con uno che si chiamava Gianni e l’ho incontrato anche a Gela. Ricordo che l’altra persona dei servizi si chiamava Salvatore”. Barbieri ha detto: “Pietro Riggio veniva a trovarmi spesso a Marina di Romea. Poi venne a trovarmi a casa a Gela. Con Pietro Riggio mi sentivo in torto perché venne arrestato a causa mia. Quando Riggio mi venne a trovare a casa a Gela, Riggio mi chiese se ero disponibile a collaborare con lui per la cattura dei latitanti. Mi disse di Daniele Emmanuello, con cui avevo avuto rapporti personali perché ci incontravamo spesso durante la sua latitanza”. Riggio si presentò a Gela da Barbieri con un sacchetto in cui c’era un telefono cellulare, un indumento intimo con una microspia per poter arrestare l’allora latitante di Cosa nostra di Gela Daniele Emmauello. “Durante quella mia prima vita – ha detto Barbieri – io non avrei mai tradito Emmanuello perché scese in campo. In quel periodo volevano attentare alla mia vita. Visto che erano persone adiacenti alla nostra consorteria. Emmanuello chiamò Rosario Trubia (poi diventato anche lui collaboratore di giustizia) e li fece calmare”. Rispondendo alle domande dei difensori il collaboratore di giustizia Barbieri ha detto che “il colonnello Pellegrini mi parlò dell’arresto dell’allora latitante Bernardo Provenzano”. Le lettere che il gelese ha ricevuto dal cugino Pietro Riggio sono state tutte strappate “perché io non facevo come Riggio e non le conservavo”. (AGI)
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