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La tendenza a mentire dipende (anche) dal metabolismo: lo dice la scienza

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Di Daiana De Luca (Responsabile Comunicazione Confedercontribuenti)


Secondo uno studio a cui ha partecipato l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR, l’impulso a mentire pare dipenda dai livelli di glucosio nel sangue. I ricercatori coinvolti hanno lavorato con 150 soggetti ed hanno dimostrato che l’attitudine a dire bugie ha a che fare, in parte, con i livelli di glucosio presenti nel sangue: pare ci sia, addirittura, una connessione con l’obesità.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati nella rivista scientifica Scientifica Reports, del gruppo Nature. Pensate, ai partecipanti all’esperimento è stato consegnato un bicchiere coperto con all’interno un dado a tre facce colorate. A seconda del colore riportato ai partecipanti sarebbe stata assegnata una ricompensa diversa : 3 euro se fosse il colore rosso, 1 se fosse, invece, uscito il colore giallo e 0 se blu. Metà dei soggetti ha tirato il dado subito prima che gli venisse offerta una colazione standard in laboratorio mentre l’altra metà ha tirato il dado subito dopo averla fatta.

Benché il risultato del dado fosse visibile solo al partecipante, che quindi avrebbe o meno potuto barare, i ricercatori sono pervenuti ad un interessante risultato: siccome ogni colore ha 1/3 di probabilità di uscire, scostamenti da questa percentuale suggeriscono “disonestà a livello di gruppo”. Dai dati condotti si è, dunque, riscontrato che “solamente i soggetti con massa corporea sotto il valore 25 (in particolare donne) hanno dimostrato di essere più onesti dopo aver fatto colazione”, racconta Eugenia Polizzi, ricercatrice Cnr- Istc e prima autrice dello studio. “Al contrario – prosegue – si stima che quando la bugia serviva ad evitare il colore blu associato a ricompensa pari a 0, più dell’80% dei soggetti obesi abbia mentito, indipendentemente dall’aver o meno fatto colazione. Questo dato-conclude- ci dice che la condizione di obesità potrebbe essere associata ad una difficoltà di gestire le perdite”.

La speranza è che studi come quello appena riportato possano contribuire ad aumentare l’interesse verso tematiche interdisciplinari e di particolare curiosità sociale al fine di migliorare la nostra comprensione verso dei meccanismi psicologici, economici e biologici che governano le scelte morali individuali


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