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La Caporetto di Schlein

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Terremoto Pd. Tutte le città capoluogo al centrodestra, si salva solo Vicenza con Possamai. Il segretario dem della Toscana si ribella: “Basta perdere”.

Claudia Fusani

CERCASI RIFORMISTI
Vince la destra. E vincono i “civici”. I cosiddetti “eretici” di destra, come il presidente della Ternana Stefano Bandecchi che sfratta con il 54% dei voti Orlando Masselli, ex assessore, candidato della presidente Donatella Tesei (Lega). E come Cateno De Luca, nuovo look con occhiali, che s’impone a valanga a Taormina con il suo “partito” “Sud chiama nord”. E i “civici” di sinistra come Giacomo Possamai, candidato di area Pd che però ha rivendicato fino alla fine il proprio “civismo” chiedendo alla segretaria Elly Schlein di “non fare comizi a Vicenza”.
E’ un voto che mette sul tavolo tanti indizi quello che si è concluso ieri con la nomina di circa 600 sindaci e quasi sei milioni di italiani al voto tra il primo e il secondo turno. L’attenzione era tutta su sei capoluoghi di provincia (Vicenza, Pisa, Massa, Siena, Terni, Brindisi) e uno di regione, Ancona. Erano 14 all’inizio di questa tornata elettorale, otto a guida centrodestra e sei centrosinistra. Finisce dieci a quattro se mettiamo Bandecchi a destra e Possamai nel centro-sinistra.
Finisce soprattutto la luna di miele di Elly Schlein che ieri ha perso tutto quello che poteva perdere nonostante i ballottaggi avessero acceso speranza e ottimismo soprattutto ad Ancona, Pisa, Massa e Siena. Continua invece la luna di miele di Giorgia Meloni anche se sulla pelle di Matteo Salvini che cede in pochi mesi i governi di tre città chiave del nord est: Verona, Udine e Vicenza. Diciamolo subito: il Nazareno non può trovare scusanti nel fatto che la nuova segreteria si è “appena” insediata. Se “l’effetto Schlein” vale nei primi due mesi in cui si esibiscono sondaggi e gradimenti a maggior ragione deve valere nel primo appuntamento con i numeri. La segreteria politica convocata ieri sera al Nazareno finisce con una scrollata di spalle: “Sconfitta netta. Ma non si ricostruisce e non si cambia in due mesi. La colpa non è solo del Pd”, si limita a dire Elly Schlein. Ancona è la perdita più grave perché consegna tutte le Marche alla destra e questo nonostante i dieci meravigliosi e brillanti anni della sindaca Valeria Mancinelli (nel 2019 ha vinto il premio “Miglior sindaco del mondo”). Bruciano tutti i risultati della Toscana. Le liti nel centrodestra avevano lasciato qualche speranza. A Massa alla fine il centrodestra si è ritrovato (vedremo per quanto) sull’uscente Persiani mentre a sinistra sono riusciti a proporre tre o quattro candidati diversi. Stesso discorso a Siena dove il testa e testa del ballottaggio ha illuso che la città del Palio potesse tornare al centrosinistra. Anche qui a destra hanno saputo compattarsi meglio e prima degli altri su Nicoletta Fabio. A Pisa il sindaco della Lega Michele Conti doveva probabilmente farcela già al primo turno (ha perso per 14 voti). Il fatto è che l’8% dei voti del centrosinistra sono andati a Conti premiato per il suo “buon governo” soprattutto autonomo rispetto ai diktat leghisti. Non ha funzionato invece l’alleanza con i 5 Stelle – su cui Schlein aveva scommesso molto – e neppure la radicalità del candidato cattolico (Martinelli è presidente delle Acli). E poi c’è il caso di Campi Bisenzio, 50 mila abitanti a due passi da Firenze, da sempre a guida centrosinistra e dove l’uscente Emiliano Fossi è stato nominato segretario regionale del Pd nel nuovo corso Schlein. Fossi ha perso (ha vinto la lista sinistra-5 Stelle) il comune e forse anche la segreteria visto come sono andate le cose in Toscana. Il senatore dem e toscano Dario Parrini ha lanciato subito l’allarme: “Il dato è molto pesante, soprattutto in Toscana e serve un cambio di marcia”. Parrini punta il dito sulla sconfitta “in tutti e tre i capoluoghi nonostante le crepe pre-elettorali che si erano aperte nel centrodestra”. Ma soprattutto su Campi Bisenzio “una batosta con un cospicuo valore simbolico visto che si tratta della città guidata dall’attuale segretario regionale del Pd che si volle per questo dimettere da sindaco, una scelta da molti sconsigliata”. C’è aria di regolamento di conti nel Pd toscano: le elezioni politiche hanno sacrificato al nuovo presunto corso a sinistra molte candidature significative. E ormai Firenze e la Regione sembrano fortini assediati dal centrodestra in una delle regioni rosse per eccellenza.
A Parrini ha risposto subito Elly Schlein che ha convocato la segreteria politica del partito.
I leader del centrodestra vanno all’incasso della “vittoria granitica” che si arricchisce anche del risultato a Catania (Enrico Trantino, Fdi, al primo turno). Da Salvini a Meloni passando per Gasparri, fioriscono dichiarazioni stellari “sull’unità granitica della coalizione”. E’ il caso di dire che l’unità fa premio, in questo caso, sui contenuti. Infatti gli stessi leader non fanno cenno alle sconfitte di Vicenza e Terni, due città dove i sindaci di centrodestra hanno dimostrato le loro in-capacità di governo e sono stati sconfitti. A Vicenza il centrosinistra può gioire del successo sul filo di lana ma costruito dal basso del giovane Posanti. “Abbiamo fatto qualcosa di incredibile, al di là di ogni aspettativa” ha detto emozionato nel mezzo di una festa liberatoria. Il filotto Verona-Vicenza-Udine – tutte città strappate alla destra e a cui Salvini ieri non ha fatto cenno – è lo schema a cui deve guardare il Pd. Schema che esclude i 5 Stelle. E riporta il Pd verso il centro e il riformismo. Lontano dal massimalismo e dal movimentismo di sinistra.

Fonte: I Riformista