Nel sesto giorno di guerra con Israele, l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, ha respinto la richiesta di resa del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha lanciato un “ultimatum finale” alla Repubblica Islamica ma ancora non si sbilancia su un possibile ingresso di Washington nel conflitto.
In un discorso trasmesso dalla televisione, Khamenei ha giurato che la nazione iraniana “non si arrenderà mai” e ha avvertito gli Usa che un loro coinvolgimento bellico porterebbe a “danni irreparabili”.
Trump, che ha lasciato in anticipo il G7 in Canada per riunirsi con i suoi strateghi e valutare un possibile intervento americano, continua a mantenere, da parte sua, le carte coperte. Davanti ai cronisti riuniti alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che quello lanciato a Teheran è “l’ultimatum finale”, ha respinto l’offerta di mediazione del presidente russo, Vladimir Putin, e ha ribadito il sostegno alla campagna avviata dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che lo ha ringraziato.
“Forse sì, forse no, nessuno lo sa” è stata la risposta al giornalista che gli domandava se intendesse entrare in guerra, mentre sempre più forze statunitensi vengono dispiegate in Medio Oriente.
Trump ha anche asserito che l’Iran gli abbia chiesto di tornare al tavolo negoziale, una proposta che ha definito “coraggiosa” ma troppo tardiva. Dalla missione iraniana alle Nazioni Unite è giunta una secca smentita, condita da appellativi come “guerrafondaio” e “spregevole bugiardo” rivolti al presidente Usa.
Se l’opzione diplomatica sembra, per il momento, non percorribile, quella militare vedrebbe gli Usa colpire le installazioni nucleari di Teheran con mezzi di cui Israele non dispone. L’obiettivo principale è l’impianto sotterraneo per l’arricchimento dell’uranio di Fordow, sul quale gli americani farebbero piovere le loro devastanti bombe “spaccabunker”, analoghe a quelle con cui i russi, nel 2022, ebbero ragione degli irriducibili del Battaglione Azov asserragliati nell’acciaieria di Mariupol. Israele e Iran, intanto, si preparano a una nuova notte di attacchi incrociati. Nelle scorse ore potenti esplosioni e alte colonne di fumo si sono levate da Teheran, dove anche la Mezzaluna Rossa ha denunciato un bombardamento nei pressi del suo edificio. Il ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, ha rivendicato la distruzione del “Quartier Generale della Sicurezza Interna”, descritto come “il principale organo di repressione del dittatore iraniano”.
In risposta, le Guardie Rivoluzionarie della Repubblica Islamica hanno dichiarato di aver lanciato contro Israele missili balistici ipersonici a medio raggio Fattah-1.
Hanno inoltre subito gravi danni due impianti di produzione di centrifughe nei pressi della capitale, fa sapere l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, la quale ha ribadito di non aver mai affermato che Teheran fosse vicino a ottenere l’arma atomica.
Colpito da un blackout di internet quasi totale, l’Iran ha inoltre annunciato di aver arrestato nuovi sospetti agenti del Mossad e ha invitato la popolazione a non utilizzare l’app di messaggistica WhatsApp in quanto fornirebbe a Israele coordinate per la geolocalizzazione, cosa che la casa madre Meta ha smentito.
Il numero delle vittime mietute finora dal conflitto non è chiaro. Israele ha riferito di 24 morti e 592 feriti, mentre l’ultimo bilancio ufficiale iraniano, 224 morti e oltre mille feriti, risale ormai a domenica scorsa.
Nel timore di un aggravarsi degli scontri, le ambasciate straniere proseguono l’evacuazione dei loro cittadini dai due Paesi. Diverse nazioni europee hanno rimpatriato oggi centinaia di persone. Pechino ha già ricondotto in Cina quasi 800 suoi cittadini dall’Iran e altri mille stanno per seguirli.
L’ambasciatore Usa a Gerusalemme, Mike Huckabee, ha approntato un piano per l’evacuazione volontaria degli statunitensi. L’ambasciata russa ha annunciato la partenza delle famiglie dei diplomatici da Tel Aviv, dove oggi è atterrato, dopo essere partito da Cipro, il primo aereo con a bordo israeliani che erano rimasti bloccati all’estero a causa della chiusura dello spazio aereo. (AGI)
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