Iran e Israele non sono solo al centro delle cronache di tutto il mondo, i due Paesi – o meglio gli italiani che in questo momento si trovano lì – sono la principale preoccupazione dell’Unità di crisi della Farnesina. Cosa ha fatto e sta facendo questa struttura dal momento dell’attacco di Tel Aviv a Teheran? Grazie ad alcuni sistemi avanzati, che filtrano ciò che viene diffuso sui social, l’Unità di crisi viene informata dell’offensiva israeliana. Un sistema che arriva prima dei media tradizionali.
Sono le 2.30 della notte tra giovedì e venerdì scorso. Nella stanza in cui di solito operano otto persone, in quel momento ce n’era una sola: Alessandra. Prende il telefono e avvisa il capo di gabinetto, il quale a sua volta informa Antonio Tajani, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Alle 6.15 sono tutti in ufficio e viene organizzata la prima riunione con tutte le ambasciate coinvolte nella crisi. Da mesi la Farnesina sconsigliava ai connazionali di recarsi in Iran, eppure in quel momento gli italiani nel Paese arabo erano circa 450, per la maggior parte famiglie miste. Molti hanno cercato di lasciare Teheran fin dalle fasi iniziali del conflitto, spostandosi via terra verso alcuni Paesi confinanti, come per esempio l’Azerbaigian, Armenia e Turchia.
Lo scorso martedì 17 giugno l’Unità di crisi ha organizzato il primo convoglio che ha seguito lo stesso itinerario, prima di prendere un volo per Fiumicino. “Dobbiamo capire quante richieste di partenza assistita riceveremo ancora. All’apparenza sembrano in calo, quindi potrebbero essere organizzati ancora due convogli. Al momento quelli che stanno chiedendo aiuto sono poco meno di cento persone”, dice il capo dell’Unità di crisi, Nicola Minasi. La partenza assistita dall’Iran non è complessa solo per l’aspetto “militare”, ma anche per quello burocratico: la Farnesina “gioca di squadra” e ha bisogno dei placet delle autorità iraniane e delle ambasciate dei Paesi di transito. Ecco perché dall’Unità di crisi sottolineano quanto sia importante per gli italiani registrarsi ai siti Viaggiare sicuri e Dove siamo nel mondo.
Per chi si trova in Iran la struttura della Farnesina ha messo a disposizione anche una mail: assistenza.iran@esteri.it Contatti quanto mai utili dato che le linee telefoniche dell’Iran iniziano ad avere problemi. Oltre a essere una decisione strettamente personale, chi sceglie di mettersi in viaggio lo fa sotto la propria responsabilità. Registrarsi alle piattaforme, dunque, aiuta a filtrare le richieste di coloro che sono realmente interessati a lasciare il Paese.
Anche lo scenario israeliano è complesso, dove gli italiani residenti sono circa 20.000. I “temporanei”, che nel gergo dell’Unità di crisi rappresentano gli individui di solito meno preparati a reagire in situazioni di conflitto, sono 500-1000. A oggi di questi circa 200 hanno chiesto aiuto per lasciare il Paese. Il primo volo con destinazione Italia, per la precisione Verona (dove arriverà lunedì 23), è programmato per la domenica notte del 22 giugno. Partirà da Sharm el-Sheikh, scalo su cui ha puntato il ministro Tajani. Da quando è stato individuato la Farnesina ha impiegato sei ore per organizzare il viaggio. Per il charter da 150 posti, per il quale al momento sono state fatte 146 richieste, occorre pagare un biglietto di 500 euro. Una somma di denaro tre volte inferiore rispetto a quanto chiedono certe compagnie dopo lo scoppio della crisi. (AGI)
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