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“Io non ti lascio solo”. Gianluca Antoni insegna ad affrontare dolore e paura

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AGI  – “La paura va affrontata e non si può vivere senza attraversare un dolore che ci ha colpito. Abbiamo bisogno di un aiuto esterno quando stiamo male e in quel caso, possiamo scoprire il grande potere salvifico dell’amicizia. Ma solo guardando dentro di noi poi, da soli, possiamo riuscire ad affrontare un problema che distrugge la nostra vita”. Lo dice all’AGI Gianluca Antoni, psicologo e psicoterapeuta, autore di  “Io no ti lascio solo” edito da Salani.

Una storia bellissima che racconta l’avventura di due ragazzini, diversissimi fra loro, legati da una profonda amicizia che li aiuterà a risolvere un enigma che distrugge la vita di uno di loro, insegnando poi ai grandi come si fa ad affrontare un dolore e
propri demoni.

 “Ci sono due giovani amici, Filo e Rullo, un segreto custodito per tanti anni, e un cane – spiega Antoni – e ci sono intorno tanti personaggi che rappresentano ognuno un problema irrisolto. Vite che poi sono i tasselli della vicenda. Si’, ho puntato sul potere salvifico dei bambini perché in questo credo fortemente. Sono loro che aiuteranno gli altri, aiutandosi”. La storia è bella, ambientata in paesaggi da film, la scrittura gradevole e delicata. Ogni personaggio è tratteggiato in tutta la sua umanità, sofferenza e saggezza. Ognuno ha una storia e un legame con la vicenda che cattura il lettore nell’ avventura di Filo e Rullo. Sono due ragazzini che scappano di casa alla ricerca di Birillo, il cane di Filo smarrito durante un temporale. Decidono di avventurarsi tra i boschi lasciando credere ai genitori di essere invece al campo scout. Ma per ritrovare il cane, i due amici si spingono fino alla casa di Guelfo, un uomo di montagna di cui tutti hanno paura perché su di lui grava il sospetto che possa aver ucciso il figlioletto. Ed ecco che i due ragazzini, iniziano a fare i conti con l’irrisolto degli adulti finendo poi per risolvere, per primi, alcuni dei loro grandi problemi. Nella casa di quell’uomo verranno ritrovati anni dopo due diari, scritti proprio dai due ragazzi e in quelle pagine c’è la soluzione. 

Dalla penna di Antoni esce un romanzo dolce e intrigante insieme, ricco di colpi di scena, che induce con fermezza e tenerezza alla riflessione al punto che alla fine, il lettore chiude il libro per riporlo su uno scaffale con la sensazione di essere stato aiutato a risolvere anche qualche piccolo problema personale.

E’ un romanzo giallo che diventa di formazione, dove si scopre un modo per affrontare una perdita, una strategia per avviare sul giusto binario il rapporto fra genitori e figli, il valore dell’amicizia, l’amore per gli animali e la natura. Antoni scrive in modo semplice e accattivante, trascinando chi legge fra i boschi, in montagna, fra cani che scodinzolano o ringhiano, nonni saggi, genitori confusi, detective caparbi.

Cosa insegnano questi bambini? “Che le paure vanno affrontate – risponde Antoni – non ci si può tirare indietro anche se la verità terrorizza. Se uno vuole crescere, deve affrontare il dolore, la perdita che ha subito. Il coraggio, altro non è che una paura affrontata. Bisogna andare incontro alle proprie insicurezze, viverle, attraversarle. I due piccoli protagonisti insegnano anche a togliere le barriere al dolore poste soprattutto dagli adulti. Questo perché, i grandi spesso hanno fragilità che non sanno affrontare e magari riversano sui piccoli”.

Quindi dai piu’ piccoli viene un insegnamento: “Certamente – sottolinea Antoni – c’è tanta saggezza nei piu’ piccoli, più di quanto si possa immaginare. Nel romanzo, ad esempio, c’è spazio per il rapporto padre-figlio: un legame condizionato dal fatto che il padre non sa elaborare il dolore per la perdita della moglie. Non riesce a proteggere suo figlio, è aggressivo con lui, è impotente davanti alle difficoltà di un ragazzino. Suo figlio vorrebbe protezione da lui ma non la ha. Sono tutti troppo sofferenti davanti ad una perdita quale è, in questo caso, quella della mamma e della donna amata”.

 In sostanza, “per superare  le grandi sofferenze – spiega ancora l’autore – dobbiamo attingere ad ogni risorsa che abbiamo. Metaforicamente parlando, possiamo dire che ogni personaggio del romanzo rappresenta una parte di noi, un lato irrisolto di noi. Filo è la parte razionale,  Rullo quella  emotiva, Amelie la parte bambina, Scacco, il matto del villaggio, quella pazzoide che poi….è tutta da vedere. Guelfo è la parte mostruosa che ci terrorizza. Tutte queste parti devono dialogare fra loro, altrimenti non si cresce. Molti di noi rifiutano la parte infantile insita nell’animo o quella bizzarra e pazzoide, a favore di una schermatura che poi è sinonimo di fragilità. Così si fa solo confusione, cosi non si affronta la vita”.

Lo dimostra la figura del maresciallo… ”Anche – aggiunge Antoni – proprio lui, quel maresciallo dei carabinieri, rappresenta l’adulto nella sua umanità, nei suoi limiti. Ha le sue angosce, i suoi sensi di colpa davanti alla incapacità di incastrare un presunto assassino. Fa i conti con il suo demone e sacrifica la sua carriera restando nel paesino per tanti anni finchè non risolve un enigma. Lui proprio, è l’uomo comune, quello che siamo tutti noi. La nostra vita è una ricerca di risposte per poter poi chiudere un cerchio e vivere in una condizione di pace”. 

Con il romanzo, aggiunge Antoni, “mi piacerebbe far arrivare un messaggio: guardiamo bene dentro di noi e troviamo le risorse per affrontare un problema. Quando stiamo male cerchiamo certamente l’aiuto degli altri, ma poi fermiamoci e impariamo a fare da soli”.

 E i cani? Cosa rappresentano?  “Sono l’amore incondizionato, elemento essenziale della storia. Il cane ti vuole bene a prescindere, ti ama a prescindere. La ricerca del cane da parte del protagonista, è la ricerca di sua madre….”  E’ un romanzo pronto per un film: “già fatto – risponde Antoni  – diritti già ceduti. Vedremo cosa uscirà fuori. Per ora non voglio dire niente”. E allora, non resta che salire sulla montagna con i ragazzi.