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Roma. Mercoledì sera, la Santa Sede e la Conferenza episcopale tedesca hanno diffuso un comunicato congiunto che ha dato conto di una riunione, svoltasi “in un clima positivo e costruttivo”, per discutere le questioni teologiche e disciplinari “emerse in particolare nel Cammino sinodale”. Erano presenti i pesi massimi da ambo le parti: per il Vaticano, i cardinali Luis Ladaria (Dottrina della fede), Kurt Koch (Promozione dell’unità dei cristiani), Pietro Parolin (segretario di stato) e gli arcivescovi Filippo Iannone (Testi legislativi), Robert Prevost (Vescovi) e Vittorio Viola (segretario del dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti). A rappresentare il fronte tedesco, oltre ai vari responsabili delle commissioni interessate, il presidente della Conferenza episcopale Georg Bätzing. Vi saranno altre riunioni del genere. Sullo sfondo, i numeri impietosi che lo stesso episcopato tedesco ha diffuso pochi giorni fa: nell’ultimo anno, il calo dei cattolici in Germania è stato di 522.821 unità. E’ il record negativo, già toccato nel 2021, quando la diminuzione fu pari a 359.338 fedeli. Le uscite complessive nel 2022 sono state 763 mila (morti comprese), i nuovi ingressi 155 mila. Se dar conto delle cifre è semplice, ben più complicato risulta interpretarle. Da giorni si diffondono letture contrapposte: c’è chi scorge nel crollo l’eccessiva rigidità della Chiesa rispetto alla morale, chi vi nota lo sdegno per i casi di abusi e chi, con una lettura del tutto opposta, ritiene che gli abbandoni siano dovuti in gran parte alle derive “protestanti” intraprese dal Cammino sinodale. Una risposta certa non c’è, anche perché il calo drastico si registra anche nella Chiesa evangelica luterana, che non può essere di certo accusata di rigidità in fatto di morale sessuale e famigliare. Probabilmente, la risposta che più s’avvicina alla realtà è l’insostenibilità della Kirchensteuer, l’esosa tassa che ogni battezzato registrato deve versare allo stato che funge da ente riscossore per la Chiesa: si parla dell’8 per cento della propria imposta sul reddito. Chi non vuole più pagare la tassa ecclesiastica deve pubblicamente procedere alla disiscrizione dai registri: il battesimo rimane, ma non si può accedere agli altri sacramenti. Sull’immoralità di tale sistema si sono levate nel corso degli anni diverse voci, a cominciare da quella di Benedetto XVI: “Ho grossi dubbi sulla correttezza del sistema così com’è, diceva in Ultime conversazioni. Nonostante i proclami e i programmi di svolte e rivoluzioni, la Chiesa tedesca è attraversata da spaccature e contraddizioni ben più forti di quel che esternamente appare, con Roma che da tempo cerca un compromesso che porti le istanze emerse in Germania a “diluirsi” in quelle universali . La novità di questi giorni è la lettera aperta firmata da dieci membri del forum Donne nei ministeri e negli incarichi nella Chiesa del Cammino sinodale locale. I firmatari protestano perché il Papa non ha incluso tra i partecipanti al grande Sinodo sulla sinodalità di ottobre la presidente del potente Comitato centrale dei cattolici tedeschi, Irme Stetter-karp: “Anche se in Germania si è svolto un processo sinodale che ha portato a decisioni che rispondono a urgenti richieste di riform come partecipazione e separazione dei poteri, parità di genere nella Chiesa e parità di diritti per le persone queer, una delle donne che avrebbero potuto sollevare queste preoccupazioni non è stata designata al Sinodo mondiale con diritto di voto”. Polemiche che fanno capire i reali intenti delcammino sinodale tedesco e la portata decisiva di quel che si discuterà a Roma in autunno.