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Il Trattato di Mosca 

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Villaggio presso Smolensk, dove il 13 gennaio 1667 fu conchiuso il trattato di pace per tredici anni e mezzo, fra la Russia ed il regno polacco-lituano. Si chiudeva così quella lotta che, combattuta per il possesso della Piccola Russia (Ucraina), durava fin da quando il hetman Bogdan Chmeljnickij si era sottomesso, insieme con l’esercito di Zaporožja, allo zar moscovita. Secondo questo trattato, Mosca rinunziava alla Lituania ed alla Russia Bianca, che una volta erano state occupate dall’esercito moscovita, ma acquistava il possesso della regione di Smolensk, di una parte di quella di Vitebsk, di Černigovo-Seversk e di una parte della Piccola Russia, situata sulla riva sinistra del fiume Dnepr. Quanto alla riva destra, il trattato lasciava a Mosca la città di Kiev coi suoi dintorni, che dopo 2 anni doveva essere restituita alla Polonia, ma che rimase poi nel possesso dell’Impero moscovita. I Cosacchi di Zaporožja, dovevano essere sotto la dipendenza e la protezione di ambedue i regnanti, dello zar moscovita e del re di Polonia. Inoltre, ognuna delle parti contraenti si obbligava di indurre alla pace il khan dei Tartari di Crimea; e nel caso che i Tartari avessero attaccato, di procedere uniti contro di loro. Se poi la Turchia fosse venuta in aiuto alla Crimea, l’esercito moscovita avrebbe agito contro ambedue questi regni, in unione con l’esercito polacco-lituano; ed ambedue i regnanti avrebbero indotto anche i Cosacchi a prestar aiuto contro i Tartari ed i Turchi. Infine, il trattato di A. garantiva la libertà di confessione ai cattolici ed agli ortodossi nei paesi delle due parti contraenti e la reciproca libertà di commercio. Nel 1686, ebbe suggello dalla “Pace eterna” conchiusa fra il regno moscovita e quello polacco-lituano, in virtù del quale si confermava a Mosca tutto quel che essa aveva acquistato col trattato di Andrusovo, compresa la città di Kiev.

 

Fonte: Treccani enciclopedia