di Alberto Bianchi
Qualche brillante analista di questioni geopolitiche ha fatto notare che, negli ultimi tempi, c’è una sorta di inflazione nell’uso dell’espressione “momento storico”. E, forse, c’è una parte di verità in tale constatazione. Ogni evento, anche quando si tratta di qualcosa di relativamente ordinario, viene spesso e superficialmente celebrato come un punto di svolta epocale. L’inflazione della suddetta espressione rischia di svuotarla del suo vero significato, che dovrebbe indicare piuttosto un avvenimento che segni una svolta importante nella storia. Ma quando tutto diventa “storico,” alla fine nulla lo è davvero.
Premesso ciò, ci sono poi, ovviamente, degli eventi che meritano un tale riconoscimento. Tra quest’ultimi rientra quanto avvenuto nell’ultime ore in Germania: prima la bocciatura di Frederich Merz alla Cancelleria federale da parte del Bundestag, evento inedito nella storia tedesca dal 1945 ad oggi; poi il secondo voto positivo che apre a Merz le porte del potere federale, alla guida di un governo di coalizione Cdu-Csu e Spd con 325 voti a favore. Ecco, in tal caso non c’è alcuna riserva o ragione – io credo – per non attribuire il titolo di “momento storico” e svolta epocale a quanto avvenuto a Berlino.
Intanto, come curiosi di storia della geopolitica, non dovremmo mai dimenticare che, come disciplina accademica e metodo di analisi, la geopolitica ha avuto le sue radici in Germania. Il termine e il concetto, difatti, sono stati sviluppati alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX secolo, soprattutto grazie al lavoro di studiosi tedeschi come Friedrich Ratzel (1844-1904) e Karl Haushofer (1869-1946), sebbene preceduti – almeno nella definizione ed uso per primo del termine “geopolitica” – dallo svedese Rudolf Kjellén (1864 – 1922).
Tuttavia, la geopolitica si è poi evoluta nel tempo ed è diventata un campo di studio globale, con contributi significativi da studiosi di diversi paesi. Se vogliamo essere precisi, l’analisi dei rapporti tra geografia e politica è sempre esistita – si pensi a strategie imperiali o alla diplomazia delle grandi potenze – ma la sistematizzazione teorica della geopolitica è stata indubbiamente molto influenzata dal pensiero tedesco.
Questo per dire che, con tale precedenti e tradizioni, quanto sta avvenendo negli ultimi tempi nel mondo tedesco – con l’abbandono dell’economicismo del secondo Dopoguerra ed il ritorno della Germania federale alla storia, di cui il nascente governo di coalizione Cdu-Csu e Spd a guida Frederich Merz costituisce un passaggio decisivo – non solo non rientra nella categoria degli eventi ordinari, ma deve essere attentamente esaminato anche come europei ed italiani, nell’interesse dell’Ue e dell’Italia.
Sul piano europeo è indubbio che se il nuovo Cancelliere federale, indicato dalla coalizione Cdu-Csu e Spd, non fosse stato eletto dal Bundestag, non solo la Germania, ma l’Europa nel suo insieme sarebbe entrata in una fase di drammatica crisi. Il programma del nuovo governo a Berlino – centrato su una vera e propria svolta strategica sul terreno economico e finanziario e su quello della difesa militare nazionale e comune europea – costituisce una delle condizioni per la costruzione, unitamente a Francia e Regno Unito, di un’Europa potenza tra potenze, in grado di contrastare una Russia neo-imperiale, dal un lato, ed un trumpismo antieuropeista, dall’altro.
Sul terreno della prospettiva ed interesse nazionale dell’Italia, quanto avvenuto oggi al Bundestag apre una duplice sfida. La prima è verso il governo di Roma, che non può più mantenere a lungo un distacco dalla politica del Cancelliere Merz, ma deve entrare in una dinamica di interazione con Berlino, Parigi, Londra. La seconda sfida è quella che la linea della Spd, poggiante sull’alleanza politica con la Cdu-Csu, oggettivamente apre all’interno del socialismo europeo, e verso la sinistra italiana in specifico, sul tema di un forte impegno per una sinistra riformista e di governo. Il tempo per scelte chiare è giunto per tutti: in Europa, in Germania, in Italia.