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Il crollo della Borsa di New York

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Profonda crisi finanziaria economica, iniziata negli Stati Uniti con il crollo della Borsa valori di New York (ottobre 1929) e protrattasi per un decennio. La g. d. è stata finora la più forte, lunga e diffusa recessione che si sia mai realizzata.

LE CAUSE

Per molti studiosi il crollo di borsa fu solo uno degli eventi caratterizzanti l’inizio della crisi, ma non la reale causa. Per gli economisti keynesiani, la g. d. fu generata da una caduta di fiducia dei consumatori e delle imprese, che portò a un crollo della domanda aggregata; per questa ragione, i keynesiani sostengono che la d. si sarebbe dovuta affrontare con massicci interventi di spesa da parte dei governi. Dall’altro lato, i monetaristi ritengono che la crisi sia stata il frutto di un mancato, o di un errato, intervento da parte della Federal Reserve, che attuò politiche monetarie restrittive quando la domanda di liquidità era molto alta, cosa che provocò la deflazione e l’aumento del valore nominale dei debiti. Vi sono inoltre varie teorie alternative. Tra queste, quelle che imputano la causa della g. d. a ragioni istituzionali, come le caratteristiche del mercato del lavoro. La scuola austriaca, invece, pensa che il precedente periodo di espansione avesse portato a un’eccessiva accumulazione del debito e a una bolla speculativa: la caduta dei valori di borsa provocò l’insolvenza di un gran numero di banche, che erano molto esposte. Vi sono poi alcuni economisti che ritengono che la forte disuguaglianza sociale emersa nel precedente ventennio fosse responsabile dell’eccesso dell’offerta sulla domanda. Molto probabilmente la crisi fu dovuta a una molteplicità di ragioni e il suo carattere globale è in larga parte ascrivibile al regime di cambi internazionale allora vigente, noto come gold standard (➔ aureo, sistema). Si tratta di un regime di cambi rigidamente fissi, basato sulla convertibilità di ogni valuta all’oro, che quindi consentiva una diffusione più rapida delle recessioni per contagio; in molti casi, attacchi speculativi come quelli sulla sterlina inglese indussero i Paesi ad abbandonare il sistema di convertibilità.

GLI EFFETTI DELLA CRISI E LA RIPRESA

È stato notato come per molti Paesi l’abbandono del regime del gold standard abbia contribuito ad anticipare la ripresa dalla grande depressione. Mentre l’avvio della ripresa si può datare intorno al 1933, la fine vera e propria della g. d. si colloca pressappoco all’inizio della Seconda guerra mondiale. Si ritiene, infatti, che in vari casi il massiccio aumento della spesa pubblica, dovuto agli interventi militari, abbia contribuito in larga parte a riassorbire gli effetti della crisi e a fare aumentare l’occupazione.

Gli effetti della g. d., valutati attraverso i numeri, sono impressionanti. Si considerino, per es., gli Stati Uniti nel triennio successivo al 1929: il crollo della domanda fu massiccio e portò a un tonfo della produzione industriale del 45% circa. Il tasso di disoccupazione salì al 25%, mentre gli scambi internazionali diminuirono del 60%. Anche l’uscita dalla g. d. fu dovuta a una molteplicità di fattori. Per alcuni, le politiche del New Deal (➔) di Roosvelt contribuirono largamente, insieme con la sua capacità comunicativa, a contenere la crisi di fiducia dei mercati e a fare ripartire la domanda. Per M. Friedman e A. Schwartz furono soprattutto i fattori monetari che agevolarono la ripresa, in modo particolare l’incremento dell’offerta di moneta conseguente alla svalutazione del dollaro.

 

FONTE: TRECCANI on line