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Il caso Abrego Garcia e lo stato di diritto in America

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di Alessandro Maran

I tribunali americani hanno ancora il potere di tenere a freno il potere esecutivo? Cosa succede se un presidente semplicemente sfida un ordine del tribunale? È imminente una crisi costituzionale?
Mentre commentatori politici e giuristi si preoccupano di trovare le risposte, il conflitto latente tra il presidente Donald Trump e la magistratura si concentra – per ora – sul destino di un uomo ingiustamente deportato in una mega-prigione a El Salvador.
L’amministrazione Trump ha dichiarato che un “errore amministrativo” l’ha portata a deportare Kilmar Armando Abrego Garcia, un ventinovenne salvadoregno senza precedenti penali (https://edition.cnn.com/…/maryland-father…/index.html). Mantenendo le promesse elettorali di Trump, l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) si è impegnata a deportare immigrati clandestini, e tutta una serie di errori sono stati ampiamente segnalati (https://edition.cnn.com/…/deported-real…/index.html).
Abrego Garcia viveva nel Maryland con la moglie, cittadina americana, e la famiglia (https://edition.cnn.com/…/what-to-know-about…/index.html). Era arrivato illegalmente negli Stati Uniti intorno al 2011, ma un giudice dell’immigrazione statunitense ne ha bloccato l’espulsione nel 2019, stabilendo che Abrego Garcia non poteva essere trasferito a El Salvador, dove rischiava di essere perseguitato dalla gang Barrio 18, che aveva preso di mira la pupuseria della famiglia.
L’amministrazione Trump ha deportato Abrego Garcia in una mega-prigione salvadoregna nota come CECOT, dove il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha incarcerato presunti membri della gang e ha accettato di ospitare anche i deportati statunitensi (enormemente popolare nel suo paese, Bukele ha dichiarato guerra alle gang salvadoregne dichiarando lo stato di emergenza e incarcerando decine di migliaia di giovani senza processo: https://www.economist.com/…/el-salvadors-president-has…). L’amministrazione Trump sostiene che Abrego Garcia sia membro di un’altra gang salvadoregna, la MS-13, sebbene un giudice federale d’appello statunitense abbia criticato le prove – che includevano abbigliamento dei Chicago Bulls e le parole di un informatore: https://edition.cnn.com/…/abrego-garcia…/index.html – definendole “a dir poco deboli” (https://storage.courtlistener.com/…/gov.uscourts.mdd…).
Un altro giudice federale ha ordinato all’amministrazione di “agevolare e rendere effettivo” il ritorno di Abrego Garcia negli Stati Uniti dalla prigione salvadoregna. La scorsa settimana, la Corte Suprema ha confermato la decisione (https://www.scotusblog.com/…/justices-direct…/) con una sentenza unanime che chiede all’amministrazione di “agevolare” effettivamente il ritorno di Abrego Garcia (https://www.supremecourt.gov/opinions/24pdf/24a949_lkhn.pdf).
Da allora, l’amministrazione Trump ha affermato che nessun tribunale ha il potere di dirigere un presidente degli Stati Uniti in materia di politica estera; che, poiché Abrego Garcia è detenuto a El Salvador, il suo rientro richiederebbe una negoziazione con Bukele; e che, indipendentemente da ciò, “facilitare” significa solo consentire ad Abrego Garcia di rientrare negli Stati Uniti se dovesse arrivare al confine. In aggiunta, in un’apparizione nello Studio Ovale con Trump lunedì, Bukele ha dichiarato che non rimpatrierà Abrego Garcia negli Stati Uniti (https://edition.cnn.com/…/trump-nayib-bukele…/index.html).
Le critiche all’amministrazione sono state aspre. Per il Financial Times, che vede il punto di svolta nel rifiuto di accettare la sentenza della Corte suprema sul rimpatrio di Kilmar Armando Abrego Garcia, l’uomo ingiustamente espulso in Salvador, “Trump è a metà strada nella trasformazione dell’America in uno stato di polizia” (https://www.ft.com/…/4c4b0f14-3e85-4436-94de-204d3f518f3c). Non si può più presumere che l’amministrazione Trump applichi la legge in buona fede, scrive la giornalista e analista legale del New Yorker Ruth Marcus. “L’amministrazione Trump ha, ripetutamente e palesemente, sperperato il suo diritto ad una tale premessa”, scrive Marcus. “Ha liquidato i giudici di grado inferiore come fastidiosi sottoposti le cui ingiunzioni possono essere ignorate. Ora, con la sua sempre più grave insubordinazione nel caso di Abrego Garcia, sta trattando le ordinanze degli stessi giudici (della Corte Suprema) con la stessa mancanza di rispetto. Il Paese sta per scoprire se la magistratura farà in modo che ne subisca le conseguenze” (https://www.newyorker.com/…/will-the-supreme-court-stop…).
In un editoriale del Washington Post, l’ex Procuratore Generale Aggiunto facente funzioni e attuale Direttore Esecutivo dell’Institute for Constitutional Advocacy and Protection della Georgetown Law School, Mary B. McCord, scrive che il giudice federale incaricato del caso di Abrego Garcia dovrebbe richiedere una testimonianza giurata in tribunale da parte degli avvocati dell’amministrazione Trump su come il governo stia o meno rispettando gli ordini. “Senza una testimonianza diretta”, sostiene McCord, “il gioco di parole del governo continuerà” (https://www.washingtonpost.com/…/garcia-xinis…/).
L’amministrazione Trump continua a sostenere di rispettare gli ordini del tribunale, ha scritto sabato Noah Feldman, editorialista di Bloomberg Opinion e professore di diritto ad Harvard. Nella sua sentenza su Abrego Garcia della scorsa settimana, scrive Feldman, la Corte Suprema sembra mostrare di muoversi con i piedi di piombo. Un caso che coinvolga una persona detenuta all’estero offrirebbe alla Corte una base fragile in uno scontro diretto per stabilire se Trump sfiderà una sentenza della Corte Suprema. “Il risultato è che i giudici stanno procedendo con cautela”, ha scritto Feldman. “Lo stato di diritto deve essere rispettato. Come e quando ciò accadrà è fondamentale per garantire che la legge vinca e Trump perda. Prudenza è la parola d’ordine, come è giusto che sia” (https://www.bloomberg.com/…/abrego-garcia-case-revels…).
Riportando la discussione su Abrego Garcia, la redazione del Washington Post ne chiede l’immediato ritorno, scrivendo: “Si tratta di un apprendista lattoniere la cui moglie e i cui figli sono cittadini statunitensi… I diritti di Abrego Garcia vengono violati. I suoi avvocati temono per la sua incolumità in una famigerata mega-prigione dove decine di detenuti condividono la stessa cella. Temono che possa essere torturato o ucciso, dal governo di El Salvador o dai leader della gang per fuggire la quale ha lasciato il Paese. Se dovesse succedere qualcosa mentre questa battaglia legale si protrae, l’amministrazione Trump si sporcherà le mani di sangue. Abrego García dovrebbe essere rimpatriato” (https://www.washingtonpost.com/…/trump-bukele…/).