Il Parlamento britannico si riunirà eccezionalmente domani, nonostante le ferie pasquali, per discutere del futuro dell’azienda siderurgica British Steel, per la quale tutte le opzioni sono sul tavolo, anche la nazionalizzazione.
Il presidente della Camera Lindsay Hoyle ha accolto la richiesta del governo di convocare la Camera dei Comuni per “esaminare un disegno di legge volto a proteggere e garantire la continuità operativa” dell’azienda siderurgica dopo che l’attuale proprietario, il gruppo cinese Jingye, ha detto che mantenere aperti gli altiforni è “finanziariamente insostenibile”.
Secondo un portavoce di Downing Street, il Parlamento britannico è stato convocato eccezionalmente sabato per discutere un disegno di legge che “dà al governo il potere di gestire le aziende siderurgiche in Inghilterra”.
A pesare sulla crisi, secondo l’azienda, sarebbero in parte i dazi sull’acciaio imposti da Trump. Sul tavolo c’è la possibilità che venga chiuso il principale stabilimento, a Scunthrope, nel nord dell’Inghilterra: una scelta che potrebbe costare fino a 2.700 posti di lavoro.
British Steel, che impiega circa 3.500 persone, non è ancora riuscita a raggiungere un accordo con il governo britannico su un pacchetto finanziario di sostegno nella transizione verso una produzione di acciaio “più ecologica”.
Il primo ministro Keir Starmer di recente aveva annunciato che il governo ha intenzione di stanziare circa 2,5 miliardi di sterline a sostegno del settore siderurgico in Gran Bretagna, dove hanno sede anche le attività del gruppo indiano Tata. (AGI)