Purtroppo, il sistema delle cessioni dei crediti, nonostante la conversione del decreto Aiuti bis, non ha sortito l’effetto sperato, nonostante i tanti aggiustamenti e correzioni.
di Redazione
Sembrava fatta. Il Parlamento si era impegnato a sbloccare, in parte, la cessione dei crediti corrispondenti ai bonus edilizi.
Le banche potranno cedere, senza dover verificare che la comunicazione della prima cessione o dello sconto in fattura sia avvenuta dopo il 1° maggio 2022.
Una boccata di ossigeno che avrebbe evitato il fallimento di migliaia di aziende.
Purtroppo, il sistema delle cessioni dei crediti, nonostante la conversione del decreto Aiuti bis, non ha sortito l’effetto sperato, nonostante i tanti aggiustamenti e correzioni.
La capacità fiscale degli istituti di credito, nel frattempo, si è andata esaurendo.
“Di male in peggio, – dichiara Carmelo Finocchiaro della Confedercontribuenti, – oltre il danno la beffa. Così si alimentano le speranze di tanti imprenditori onesti, che hanno dato fiducia allo Stato e falliscono non per debiti ma per crediti, per poi illuderli, prendendoli in giro. Sono in gioco la salvaguardia di migliaia di posti di lavoro e la credibilità del Paese. Qui si gioca sulla pelle degli italiani”.
La relazione della commissione di inchiesta sul sistema bancario conferma che gli istituti hanno già consumato, con le pratiche avviate, 77 miliardi circa di capacità di acquisto su un massimo di 81 miliardi di euro.
Il sistema è già in sofferenza. È fondamentale attivare la quarta cessione, che vale fino a 100 miliardi ogni anno.
Un pasticcio tutto italiano che vanta una burocrazia elefantiaca.
È così che muore l’imprenditoria onesta.