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Europee, la partita di Sanchez dopo la bufera giudiziaria “orchestrat dalla destra”

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Il premier si presenta alle elezioni come argine dell’ultradestra dopo la vicenda che ha coinvolto sua moglie: dal voto nuovo test per il governo

Il premier spagnolo Pedro Sanchez affronta un nuovo test alle urne domenica 9 giugno, quando 38milioni di spagnoli voteranno per il rinnovo del Parlamento europeo. Il leader ha condotto la campagna elettorale presentandosi come l’argine all’estrema destra, esortando i progressisti a votare in massa e incrementando il sostegno alla Palestina. Si è scagliato contro quella che ha definito “l’internazionale di ultradestra” che si è riunita a Madrid alla Convention di Vox e di Ecr, presentando le elezioni come una scelta tra “più Europa o più estrema destra”.

Ha fortemente criticato l’apertura dei popolari a un accordo con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, presieduto dalla premier Giorgia Meloni, e ha accusato il Partito popolare e Vox di interferire nel risultato del voto attaccando la moglie Begoña Gómez. Proprio a pochi giorni dal voto, infatti, Gómez è stata chiamata a testimoniare come indagata per presunti reati di corruzione e traffico d’influenze, nel procedimento preliminare aperto sulla base di una denuncia di Manos Limpias, pseudosindacato vicino all’ultradestra.

Sanchez si è mostrato in pubblico, sereno, insieme alla moglie, in un meeting nella provincia di Malaga, dopo aver pubblicato una nuova lettera alla cittadinanza in cui ribadiva la denuncia di una campagna diffamatoria delle destre contro lui e la consorte e in cui, questa volta, assicurava di voler continuare alla guida del governo della Spagna. Secondo i sondaggi il Partito popolare dovrebbe vincere le elezioni, ma il leader socialista si è dimostrato ottimista nell’ultimo giorno di campagna, affermando che lo stesso Pp è passato dal parlare di una sonora sconfitta del Psoe a un pareggio. I voti che riusciranno a ottenere i socialisti in Spagna, capitanati dall’attuale vicepremier terza e ministra della Transizione ecologica Teresa Ribera, saranno importanti per il gruppo di S&D, dove il Psoe è a oggi il partito più rappresentato.

“Siamo già riusciti a fermare la destra e l’estrema destra” alle elezioni nazionali e in Catalogna e “possiamo farlo ancora, affinché la Spagna continui a essere la grande speranza

e il grande faro dell’Europa”, ha detto Sanchez, tra gli ultimi premier socialisti a guidare un governo in Europa. Il Partito popolare, che ha riproposto come capolista la ex ministra della Sanità Dolors Montserrat, e il cui leader Alberto Núñez Feijóo ha aperto a un patto con Meloni definendola “proeuropeista”, ha incentrato la campagna elettorale contro Sanchez, tanto da arrivare a esortare gli elettori a votare per mandare a casa il premier, cavalcando l’indagine aperta nei confronti della moglie e la recente approvazione della legge di amnistia per gli indipendentisti catalani che ha creato qualche scontento anche tra le fila degli stessi socialisti.

Secondo una media dei sondaggi effettuata dalla radio tv pubblica spagnola Rtve, il Pp riuscirebbe a ottenere 23 eurodeputati. Il Psoe arriverebbe secondo, ma senza cambiare sostanzialmente la sua rappresentanza, otterrebbe 20 seggi, uno in meno di quelli attuali. È dato invece in crescita Vox, che passerebbe da 4 a 6 eurodeputati. Il partito di Santiago Abascal, che ha presentato come capolista Jorge Buxadé, è convinto di poter incassare anche un risultato migliore, con 8-9 eurodeputati. Vox ha incentrato la campagna elettorale scagliandosi contro l’attuale patto tra socialisti e popolari a livello europeo e invocando l’unità delle destre.

A metà maggio ha radunato esponenti dei Conservatori e di I&D che hanno partecipato in presenza, come Marine Le Pen e André Ventura, o per via telematica come Giorgia Meloni e Viktor Orban, al Palacio de Vistalegre. Il meeting ha suggerito la possibilità di creare un gruppo unico tra Ecr e I&D. Sia Buxadé che Abascal hanno rimarcato la speranza e l’importanza di una collaborazione crescente tra le destre al di là delle “piccole differenze e polemiche”, perchè unite da un nemico comune, il “socialismo globalista”. Per Buxadé l’importante non è “il numero dei gruppi”, ma “avere un’alleanza politica e agire insieme”.

Sul fronte dell’area a sinistra del Psoe, dopo il divorzio avvenuto a seguito delle elezioni politiche di luglio, Sumar e Podemos si contendono lo stesso elettorato. I morados, che hanno schierato la ex ministra della Parità Irene Montero, puntano a riguadagnare spazio a dieci anni dalla nascita del partito, dopo l’emorragia di voti delle ultime tornate elettorali.

Fonte: Il DubbioE