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È giusto vietare ai politici di usare TikTok?

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Gli Stati Uniti, la Commissione europea e diversi paesi dell’Unione hanno limitato l’uso del social network cinese nelle istituzioni a causa del timore che Pechino lo usi per fare spionaggio. Una decisione sensata, anche perché l’importanza di questa app come strumento di comunicazione è molto sopravvalutata

Michał Szułdrzyński, Rzeczpospolita, Polonia

Su TikTok c’è una specie di sdoppiamento della personalità. Da un lato, i politici pensano in modo apparentemente logico. È il social network che cresce più rapidamente, in Polonia l’app è presente in uno smartphone su tre ed è usata da milioni di polacchi. Bisogna andare là dove sono gli elettori, pensano i politici. E così molti di loro creano account e caricano video su TikTok, mentre partiti e istituzioni lo usano per le loro campagne d’informazione.

Dal momento che in media un utente apre l’app dieci volte al giorno e ci trascorre da mezz’ora a un’ora e mezza, i politici s’illudono che se un milione di utenti visualizzerà un loro video otterranno l’attenzione di un gruppo enorme di potenziali elettori. E così semplificano linguaggio e messaggio, aggiungono una musichetta di sottofondo, effetti grafici e sottotitoli, convincendosi di raggiungere i cittadini. In fondo dispongono di dati concreti, di statistiche che tracciano il numero di persone raggiunte da ogni contenuto. Sulla carta tutto quadra.

Solo che TikTok è perlopiù uno strumento d’intrattenimento. Chi ci ha passato un po’ di tempo sa di cosa sto parlando. E chi non lo ha fatto sappia che si tratta principalmente di video in cui le persone scherzano, fanno smorfie, ballano sulle note di tormentoni musicali, si travestono, mostrano qualche abilità o incidenti registrati per caso. I vecchi filmati a cui ci aveva abituato la televisione, come la telecamera nascosta o i video di matrimonio inviati dagli spettatori in cui si vede per esempio una sposa che cade sulla torta nuziale, sembrano vette di buon gusto rispetto a ciò che passa su TikTok.

Ma non è solo una questione di buon gusto. La domanda è se agli elettori arrivi davvero un messaggio, dal momento che su TikTok un video viene osservato in media per un tempo compreso tra i due e i cinque secondi. Si passa oltre letteralmente dopo un batter d’occhi. Quindi, i dati che mostrano il numero di persone raggiunte da un politico o da chiunque altro non sembrerebbero una mera illusione.

Allo stesso tempo, i ricercatori mettono in guardia dai rischi legati alle app video, soprattutto Tik-Tok. Gli studi già da qualche anno avvertono che i social network creano una dipendenza neurologica dalla dopamina. Il funzionamento dell’app cinese è stato paragonato senza troppe esagerazioni a quello delle droghe pesanti. Il suo uso prolungato ostacola la concentrazione e l’apprendimento, e provoca tensione nervosa. Promuovendosi attivamente su Tik-Tok, i politici non contribuiscono ad amplificare il potere e le conseguenze dannose di questo tipo di social network?

Ma i dubbi non finiscono qui. Recentemente il parlamento danese ha vietato ai suoi funzionari di usare TikTok sui telefoni di lavoro. In precedenza lo avevano fatto anche la Commissione europea e il governo degli Stati Uniti, mentre raccomandazioni speciali sono state adottate anche da Paesi Bassi, Canada, Taiwan e Giappone. La ragione è il timore che l’app possa raccogliere dati dagli smartphone, e che le autorità cinesi possano usarli per attività di spionaggio. Non ci sono ancora prove concrete, ma la prudenza di Bruxelles o di Washington non può essere liquidata con un’alzata di spalle, come sembra fare il governo polacco.

Quindi, indipendentemente dal fatto che si promuovano su TikTok, maggioranza e opposizione dovrebbero almeno considerare per un momento se i vantaggi di ciò che stanno facendo siano effettivamente maggiori dei rischi. u dp

RZECZPOSPOLITA è un quotidiano liberalconservatore polacco.