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Diabete legato a diseguaglianze socioeconomiche, più diffuso al Sud

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Gli aspetti sociali ed economici hanno un ruolo determinante nello sviluppo del diabete: reddito, istruzione e il corretto accesso alle cure hanno una ricaduta anche su comportamenti e stili di vita sani. A dimostrarlo sono i dati, sia nazionali che internazionali, inequivocabili. In Italia il divario socio economico tra il nord e il sud del Paese si riflette nella prevalenza della malattia nella popolazione, che nelle regioni settentrionali è pari al 3% mentre in quelle meridionali, dove la mortalità del diabete è doppia, viaggia sull’8%, con punte massime in Calabria e Campania.

Inoltre, come emerso nel corso dell’ultima giornata di ‘Panorama Diabete – Prevedere per prevenire’, promosso al Palazzo dei Congressi di Riccione dalla Società italiana di diabetologia, la prevalenza del diabete è maggiore nelle fasce di popolazione più svantaggiate ed è pari al 16% fra chi non ha alcun titolo di studio o la sola licenza elementare. Ciò è legato alla distribuzione sul territorio nazionale delle persone in sovrappeso o obese, nettamente prevalenti in Calabria e Campania. Quest’ultima ha la più alta prevalenza di obesità infantile, ma anche il tasso di mortalità per diabete più alto d’Italia: 5,3 decessi per 10.000 abitanti. A Napoli, in particolare, il tasso è di 4,9 decessi per 10.000 abitanti. Roma riflette in piccolo questo andamento, con i quartieri più centrali che hanno una prevalenza del diabete (6%) dimezzata rispetto a quella delle periferie, dove è pari al 10-11%.

Al divario socio economico tra nord e sud in Italia – evidenzia la Sid – corrisponde anche una differenza nella qualità dei sistemi sanitari di riferimento, che si traduce anche in termini di disparità nelle aspettative di vita che, tra Trentino e Campania, registra un distacco di 3 anni.

“L’alimentazione corretta – afferma il presidente della Sid, Angelo Avogaro – è un fattore fondamentale della prevenzione del diabete ed è strettamente legata alle condizioni socioeconomiche degli individui. Anche le informazioni sulla qualità e sulla quantità dei cibi che i pazienti con questa patologia possono assumere, sono spesso erronee e derivate da teorie a volte distorte, proprio a causa del livello di istruzione”.

“Il reddito gioca un ruolo fondamentale nella scelta dell’alimentazione – commenta la presidente eletta della Sid, Raffaella Buzzetti – dove i cibi di bassa qualità hanno una maggiore densità calorica, hanno più grassi e sono fatti per essere conservati più a lungo. Bisogna sostenere coloro che hanno meno strumenti culturali e meno istruzione, dimostrandosi capaci di raggiungere anche chi non è incline alla ricerca di informazioni serie e affidabili riguardo gli stili di vita, fondamentali per la prevenzione del diabete”.