Cercare l’interazione fisica col pubblico, abituato ormai a fare esperienze per lo più attraverso lo smartphone, fargli immaginare un futuro possibile nonostante i tempi cupi in cui viviamo, immergerlo in uno spettacolo basato su fantasia, magia ed energia, è oggi un “atto politico” l’unico possibile per una compagnia di danza. Ne è convinto il celebre regista e coreografo statunitense Moses Pendleton, arrivato a Roma per presentare il suo ‘Momix’, in scena al Teatro Olimpico dal 1° al 13 aprile, ospite della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana.
Con il desiderio di leggerezza, peculiarità della compagnia, e uno sguardo sempre teso al futuro, i Momix affrontano le sfide della gravità e stupiscono da oltre 40 anni con le acrobazie di ballerini dalla solida formazione tecnica e il trasformismo di personaggi che evocano sensazioni sempre nuove. La spensieratezza e l’energia positiva che emanano i loro spettacoli sono frutto dello sguardo da “bambino adulto” di Pendleton, come lui stesso si definisce, tenendo però a sottolineare che il mondo fantastico che mette in scena non è una fuga dalla realtà.
“Viviamo un’epoca di movimenti tettonici”, dice in conferenza stampa il coreografo nato e cresciuto in una fattoria nel Vermont, “e questo non riguarda solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo”. Se ci soffermiamo sulla democrazia americana, prosegue, “dovremmo vederla come una casa di 250 anni che ha bisogno di alcune riparazioni, il sistema idraulico non funziona bene, il tetto va sistemato, ma non dobbiamo buttare giù tutto l’edificio”.
Pendleton punta il dito contro “l’idea estrema di cambiare tutto e in una sola volta, come vorrebbe Elon Musk”, perché “questo non correggerebbe i guasti”. “Credo sia necessario rallentare tutto, rinnovare, rivitalizzare quello che abbiamo e farlo in modo civile e costruttivo”, è la proposta dell’artista che cita spesso, ma sempre in modo sarcastico, l’Intelligenza artificiale come possibile strumento per risolvere i mali del mondo contemporaneo.
Guerre, cambiamento climatico, un presidente americano che mette in discussione principi democratici che davamo per scontati, qualcuno in conferenza gli chiede, dove trova l’ispirazione oggi? “Vivere ora negli Stati Uniti è come essere dentro Netflix, tutto è sensazionale, e questo può diventare una droga”, ammette. “È fondamentale, quindi, riuscire a isolarsi dal caos e dall’eccesso di informazioni che ci arrivano”, spiega Pendleton: “Con mia moglie (Cynthia Quinn, co-direttrice di Momix, nd) andiamo ‘underground’, sottoterra, a caccia delle nostre radici e di nuove idee, per poi riemergere e germogliare quando è il momento di portarle al nostro pubblico”. “Momix diventa così un atto politico”, dichiara il regista, “l’interazione con la gente è l’unico atto politico possibile per noi. La magia e la fantasia sono la nostra propaganda”. (AGI)
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