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COVID 19 Finalmente chiarezza con i dati ISTAT

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Di Dott. Toti Russo


I numeri sulla Pandemia pubblicati dall’ISTAT, fotografano ciò che è accaduto con una precisione unica.

Nel rapporto pubblicato il 4 maggio si evidenzia che c’è stata Italia e Italia; quella massacrata dal Coronavirus e quella che invece non ha vissuto, per fortuna, situazioni di difficoltà sanitaria.

Il 52,7% dei casi (104.861) è di sesso femminile. L’età mediana è di 62 anni. Nelle fasce di età 0-9 anni, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi di sesso maschile. Nella fascia di età >90 anni, il numero di soggetti di sesso femminile è più del triplo rispetto a quello di soggetti di sesso maschile probabilmente dovuto alla netta prevalenza di donne in questa fascia di età.

Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino.

Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (1.778 comuni, 35 province prevalentemente del Centro-Nord) l’incremento dei decessi per il complesso delle cause nel periodo 20 febbraio-31 marzo è molto più contenuto, da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019); il 47% è attribuibile ai morti risultati positivi al Covid-19 (1.151).

Infine, nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell’1,8% alla media del quinquennio precedente.

L’eccesso di mortalità più consistente si riscontra per gli uomini di 70-79 anni: i decessi aumentano di circa 2,3 volte tra il 20 febbraio e il 31 marzo; segue la classe di età 80-89 (quasi 2,2 volte di aumento). L’incremento della mortalità nelle donne è invece più contenuto per tutte le classi di età. Raggiunge il 20% in più della media degli anni 2015-2019 alla fine di marzo, tanto per la classe di età 70-79 che per la 90 e più.

Tutto ciò mette in risalto che le misure di contenimento adottate hanno raggiunto l’obiettivo di contenere la diffusione del virus, evitando che si diffondesse nelle regioni del centro e del sud dell’Italia, che “la grande paura” diffusa in tutti noi ha raggiunto l’obiettivo di congelare la possibilità di contagio.

Ma non sarebbe stato più opportuna una gestione differenziata?Sicuramente sarebbe stata la soluzione più razionale, consentendo ad una parte della nazione di continuare a produrre e vivere una normalità controllata che avrebbe dato la possibilità ai conti nazionali di non subire il declassamento da parte delle società di rating che ci costa e ci costerà tanti interessi sui titoli di stato e tante vessazioni da parte di Nazioni AMICHE ( vedi Germania ).

Possibile che tra le centinaia di consulenti a  disposizione del Governo non ci siano ESPERTI capaci di lavorare i numeri che, in maniera spietata, dimostrano quanti e quali errori si potevano evitare.


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