Il tasso di crescita del Pil nel 2024 possa essere dello 0,6-0,7% (senza l’aggiustamento per giorni lavorativi fatto dall’Istat) e dello 0,4% nel 2025 (sotto gli obiettivi, rispettivamente, dell’1% e dell’1,2%). Lo rileva la stima dell’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, dopo la diffusione dei dati Istat sul prodotto interno lordo 2024 (+0,5%). Conseguentemente – sottolinea l’analisi – nel 2025 il rapporto tra deficit e Pil potrebbe salire di 0,3 punti percentuali e il rapporto tra debito pubblico e Pil di 1,5 punti percentuali, arrivando al 138,4%. “Questo non causerebbe problemi per il rispetto delle regole europee sui conti pubblici – si legge nel report dell’Osservatorio – che consentono una deviazione dagli obiettivi in caso di minore crescita, salvo per l’uscita dell’Italia dalla Procedura di Deficit Eccessivo che potrebbe essere ritardata dal 2026 al 2027”.
La Legge di Bilancio per il 2025 è stata impostata sul quadro macroeconomico preparato nel settembre scorso, quando non erano ancora disponibili i dati del Pil per il terzo e quarto trimestre del 2024. La successiva pubblicazione di questi dati, con una crescita del Pil reale (ossia al netto dell’inflazione) pari a zero in entrambe i trimestri, suggerisce che il livello del Pil nel 2024 e nel 2025 sia inferiore a quello previsto dal governo, con conseguenze negative per i nostri conti pubblici.
Nel 2024 i dati Istat indicano che il Pil reale è aumentato, corretto per i giorni lavorativi, solo dello 0,5%. Tenendo conto del maggior numero di giorni lavorativi nel 2024 rispetto al 2023, il Pil reale dovrebbe essere cresciuto dello 0,6-0,7%, contro l’1% previsto dal governo.
Per il 2025 – prosegue l’analisi – il governo prevedeva un aumento del Pil dell’1,2%. Raggiungere questo risultato richiederebbe che il tasso di crescita trimestrale, zero nella seconda parte del 2024, salga di colpo allo 0,45% per tutti i trimestri del 2025. Tenendo conto della politica restrittiva di finanza pubblica (il deficit era previsto ridursi di mezzo punto percentuale quest’anno) e della sostanziale invarianza del quadro internazionale (come aggiornato a gennaio 2025 dal Fondo Monetario Internazionale), una tale accelerazione sembra al momento del tutto improbabile, nonostante il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea. Ipotizzando che, da un tasso di crescita zero, il Pil reale cresca in ogni trimestre del 2025 dello 0,15% rispetto al trimestre precedente, il tasso di crescita annuale sarebbe dello 0,4%, ossia 0,8 punti percentuali sotto l’obiettivo.
Che conseguenze avrebbero questi andamenti per il rapporto tra deficit pubblico e Pil nel 2025? Una minore crescita reale e nominale del Pil (ipotizzando invariato il deflatore rispetto al quadro macroeconomico di settembre) di 0,8 punti percentuali comporta, in base all’esperienza passata, un saldo primario (deficit meno spesa per interessi) più debole dello 0,3% del Pil, ossia circa 7 miliardi. I tassi di interesse non sono cambiati molto rispetto al settembre scorso: il minore spread è stato infatti compensato dal maggiore livello dei tassi di interesse internazionali. Stimiamo quindi che anche il deficit complessivo, e non solo il saldo primario, sia peggiorato di 0,3 punti percentuali: rispetto a un obiettivo di deficit del 3,3% del Pil, staremmo viaggiando ora verso il 3,6%.
Prosegue il documento: la revisione del rapporto tra debito pubblico e Pil è più significativa, perché deve tener conto non solo del maggiore deficit e quindi del maggiore livello del debito in euro nel 2025, ma anche del più basso Pil per effetto della minore crescita sia nel 2024 che nel 2025. Tutto sommato, prevediamo che il rapporto tra debito pubblico e Pil sia, a fine 2024, del 136,3% (contro il previsto 135,8%) e, a fine 2025, del 138,4% (contro il previsto 136,9%), 34 miliardi e 1,5 punti percentuali in più del previsto. (AGI)