“Quello avvenuto questa mattina nel carcere di Pescara è il tredicesimo suicidio dell’anno in un carcere italiano. Dopo il numero record degli 89 suicidi dello scorso anno, si assiste a una scia di sangue drammatica che il Governo continua a ignorare, senza promuovere alcun tipo di intervento”. Lo dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, sottolineando che “nelle carceri registriamo ormai da tempo una tensione crescente: i numeri del sovraffollamento sono diventati insostenibili, con 16mila persone più dei posti regolamentari. Ogni ipotesi di provvedimenti volti a ripristinare la legalità del sistema penitenziario italiano viene puntualmente e rapidamente esclusa da parte dell’esecutivo”.
Secondo Gonnella, “questo ennesimo suicidio non va strumentalizzato per invocare ulteriori provvedimenti di repressione e di chiusura. E’ proprio la chiusura di molte sezioni, con le persone detenute tornate a essere chiuse in cella per gran parte della giornata, ad avere provocato questo aumento delle tensioni. Per questo – aggiunge – ci auguriamo che si torni invece indietro, si prendano provvedimenti urgenti che portino a una riapertura, che si offrano prospettive ai detenuti sul fatto che la loro pena possa essere coerente con i dettami della Costituzione: è questo – rileva il presidente di Antigone – l’unico modo per diminuire le tensioni e garantire la qualità della vita alle persone detenute e agli operatori. Garantendo, al contempo, la sicurezza dei cittadini, avendo offerto alle persone in carcere gli strumenti per reinserirsi socialmente, anziché a fine pena spingerli fuori dalle carceri in situazioni peggiori di come vi erano entrati”. (AGI)