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Canada, la riscossa dei liberali contro Trump

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di Alessandro Maran

I canadesi hanno votato. Contro Donald Trump.
Quando l’attuale primo ministro Mark Carney (un Mario Draghi canadese, come scrive Mario Lavia: https://www.linkiesta.it/…/carney-nuova-leadership…/) ha preso il posto dell’impopolare primo ministro liberale Justin Trudeau il mese scorso, ha ereditato il resto di un mandato travagliato alla guida del partito. I conservatori dominavano nei sondaggi, apparentemente considerati il ​​partito più preparato ad affrontare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Le dimissioni di Trudeau, i dazi e le minacce di Trump di invadere il Canada, e la severa risposta di Carney, hanno ribaltato le dinamiche di un’elezione che ora viene vista come un referendum contro l’aggressione di Trump.
“Quel risultato era impensabile solo pochi mesi fa”, scrive The Economist. “La vittoria conferisce all’ex banchiere centrale” Carney, che ha guidato sia la Banca del Canada che la Banca d’Inghilterra, “un mandato per affrontare un Donald Trump truculento. ‘L’America vuole la nostra terra, le nostre risorse, la nostra acqua, il nostro Paese. Giammai!’, ha dichiarato Carney nel suo discorso della vittoria, incentrato sulla minaccia rappresentata dal presidente americano. ‘Queste non sono minacce vane. Il presidente Trump sta cercando di spezzarci affinché l’America possa possederci. Questo non accadrà mai e poi mai’” (https://www.economist.com/…/mark-carney-leads-canadas…). In effetti, Carney ha fatto della resistenza a Trump un elemento centrale del suo programma, come scrive Ilya Gridneff del Financial Times: “La campagna di Carney ha sfruttato un’ondata di patriottismo, con i canadesi che si opponevano alle provocazioni e ai dazi di Trump, ritirando il vino della Napa Valley dagli scaffali dei negozi di alcolici e fischiando l’inno nazionale americano alle partite di hockey su ghiaccio”(https://www.ft.com/…/b4d4e25e-24b3-475a-b127-5ca7ddcdc68c).
Lunedì mattina, il giorno delle elezioni canadesi, Trump ha pubblicato su Truth Social un post in cui diceva di essere il miglior leader per il Canada e esortava il Paese a diventare “l’amato 51° Stato degli Stati Uniti d’America” (https://truthsocial.com/@realDon…/posts/114415618596069518).
Susan Delacourt, editorialista del Toronto Star, scrive che “i canadesi hanno cortesemente espresso il loro disaccordo, assegnando la vittoria a Mark Carney e ai liberali: un voto per la stabilità in mezzo al caos che Trump continua a voler scatenare in Canada. Forse Trump vorrà che il concetto si sedimenti. I canadesi non vogliono essere il 51° Stato, come Trump ha sostenuto di nuovo in quel post su Truth Social, e quando vogliono essere guidati da un governatore – Trump aveva insultato Trudeau chiamandolo “governatore” -, intendono un ex governatore di banca” (https://www.thestar.com/…/article_cd8bfcec-cfc1-4dd5…).
Ci sono importanti lezioni da trarre dal nazionalismo di Trump che allontana, politicamente, il Canada dal trumpismo, sostiene l’editorialista del Financial Times Edward Luce (https://www.ft.com/…/f063d7df-3b55-460b-8a69-2d9393e2c166). Luce si chiede se lo stesso accadrà altrove, inclusa l’Australia, dove sabato si terranno le elezioni nazionali. Anche lì, la caotica gestione di Trump sta spingendo alcuni elettori, in cerca di stabilità, verso il Partito Laburista in carica, riporta Kristy Needham di Reuters (https://www.reuters.com/…/australian-election-race…/).
“È difficile esagerare quanto questo sembrasse improbabile qualche mese fa”, scrive Luce del FT a proposito della vittoria di Carney in Canada. “Carney ha lavorato per Goldman Sachs a Londra e New York. Poi ha diretto la Banca del Canada. In seguito è diventato governatore della Banca d’Inghilterra. Poi è entrato in una società di investimento globale. Ha promosso le politiche ESG (ambientali, sociali e di governance) alle Nazioni Unite (…) Se il globalismo avesse un nome e un volto, sarebbe quello di Carney. Solo Trump avrebbe potuto trasformare queste macine d’asino legate al collo in ali. In questo senso, il 47° presidente americano si comporta da inconsapevole alleato della democrazia ovunque tranne che in patria. Ha offerto all’elettore medio canadese un corso accelerato sui meriti dell’internazionalismo basato sulle regole (…) Il Canada, come l’UE, il Messico e la maggior parte degli altri Paesi, si è improvvisamente reso conto dei pericoli di un’America fuorilegge. Se il presidente degli Stati Uniti può minacciare la sovranità del suo più vicino e leale alleato, quale Paese è al sicuro?”.