Bankitalia stima che il prodotto si espanda a ritmi moderati ma superiori a quelli registrati in media lo scorso anno, grazie soprattutto all’andamento favorevole dei consumi. In media d’anno il Pil aumenterebbe dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Lo si legge nelle ‘Proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27’ della Banca d’Italia. Rispetto allo scenario macroeconomico elaborato per l’esercizio coordinato dell’Eurosistema di dicembre, le stime di crescita sono state riviste al ribasso (erano rispettivamente +0,8% – +1,1% – +0,9%), “soprattutto per effetto di ipotesi più sfavorevoli sul contesto internazionale, che riflettono l’inasprimento delle politiche commerciali”.
Le proiezioni della Banca d’Italia, si sottolinea, “sono realizzate in un contesto di forte incertezza circa l’evoluzione delle politiche commerciali, divenuta particolarmente acuta dopo gli annunci di aumento dei dazi sulle importazioni degli Stati Uniti. Il quadro previsivo include una prima e parziale valutazione degli effetti di questi annunci, che tiene conto dell’incremento dei dazi statunitensi ma non considera l’eventualità di aumenti ritorsivi da parte delle altre economie; non sono considerati inoltre eventuali effetti derivanti dall’evoluzione dei mercati internazionali”. Bankitalia “ricorda che la metodologia utilizzata (condivisa a livello di Euro sistema) elabora stime su dati destagionalizzati e corretti per il numero di giornate lavorative; senza questa correzione il Pil crescerebbe dello 0,5 per cento nel 2025, dello 0,9 per cento nel 2026 e 0,7 per cento nel 2027”. Le proiezioni di crescita presentate dalla Banca d’Italia “sono leggermente inferiori a quelle formulate nei mesi scorsi dalle organizzazioni internazionali, che generalmente presupponevano aumenti dei dazi meno marcati e generalizzati di quelli annunciati il 2 aprile dall’amministrazione statunitense. Le stime del tasso di inflazione sono inferiori a quelle degli altri previsori per quest’anno e per il prossimo”. “Queste proiezioni – si legge ancora – sono soggette a un’elevata incertezza, connessa soprattutto con l’evoluzione del contesto internazionale. Esportazioni e investimenti potrebbero risentire in misura maggiore di quanto previsto dell’inasprimento delle politiche commerciali e dei suoi riflessi sulla fiducia delle imprese. Effetti negativi particolarmente marcati potrebbero derivare da un ulteriore aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali, da eventuali misure ritorsive e da tensioni prolungate sui mercati finanziari. Per contro, effetti positivi potrebbero manifestarsi a seguito di un orientamento più espansivo della politica di bilancio a livello europeo, anche in connessione con gli annunci di incremento delle spese per la difesa”. (AGI)