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BANCHIERI, DOVE SIETE? QUESTA INFLAZIONE È COME UN’ALLUVIONE

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Gli esperti e i mercati hanno sottovalutato la geopolitica, la Bce si è mossa troppo tardi, e ora si teme che i prezzi possano non tornare indietro. Cosa aspettarsi dall’italia del dopo Visco

Stefano Cingolani

Andrew Bailey, governatore della Banca d’inghilterra, è stato messo sotto tiro per non aver capito quale ondata stava arrivando Più rapido è stato il presidente della Fed Jerome Powell, ma anche lui è sotto accusa prima per aver sonnecchiato, poi per aver stretto troppo la cinghia Una corsa straordinaria in gran parte imprevista. “E’utile interrogarci sulle ragioni che spiegano le previsioni sbagliate”, ha detto Ignazio Visco C’è anche un’altra posizione della quale tener conto: i banchieri centrali avrebbero la colpa di aver anche nutrito l’inflazione. Draghi nel mirino
Nel giardino del palazzo imperiale avanza il Cancelliere: “Udite dunque e mirate la fatidica carta / che ha tramutato ogni dolore in gioia: / Tanto sappia chiunque lo desideri / questo biglietto vale mille corone. / Gli sono pegno e garanzia sicura / innumerevoli ricchezze, sepolte nell’impero”.
L’imperatore: “Mi par d’intendere una truffa enorme, un crimine… / Chi falsò qui la firma dell’imperatore?”.
Il Tesoriere: “Ricordati! Tu stesso l’hai firmato”
L’imperatore: “E vale oro di zecca, per il mio popolo?”
II Maggiordomo: “Fermare quei fogli è impossibile. / Si sono dispersi in un lampo”.
Mefistofele: “Borse e portamonete, un fastidio sparito”
Faust: “Quella ricchezza innumerevole che dorme / sotto la terra dei tuoi regni, / a nulla giova laggiù…”
Mefistofele: “Carta che vale oro e perle come questa / è tanto comoda! Sai, almeno, quel che hai / Non serve più mercanteggiare o trafficare / Puoi come più ti piace ubriacarti d’amore e di vino / Vuoi moneta di zecca? Ecco la banca / E se non c’è, basta scavare un po’”.
Dopo tre decenni di calma piatta, l’inflazione è tornata a colpire: erode il tenore di vita, minaccia i consumi, affoga gli investimenti, spazza via i posti di lavoro, nemmeno fosse un’alluvione; il denaro si fa liquido al pari dell’acqua e come l’acqua inafferrabile. E’ tutto un chiedersi il perché, così cerchiamo nella letteratura risposte migliori che nella triste economia. Difficile pensare che Andrew Bailey, governatore della Banca d’inghilterra, abbia ricordato il Faust di Goethe quando martedì scorso è stato messo sotto tiro alla Camera dei Comuni da Harriet Baldwin la presidente della commissione Tesoro, deputata dei Tory, per non aver capito che stava arrivando la peggiore ondata inflazionistica dagli anni 70 del secolo scorso. Quella carta da lui firmata, oggi vale meno e non serve alla felicità del popolo come promesso dai nuovi maghi, eredi di Mefistofele. Bailey, fedele civil servant che conosce tutto di banche e vigilanza, ma non è un professore, non ha reagito come il Cancelliere, ha ammesso l’errore. Huw Pill, capo economista della Old Lady (così chiamano la banca centrale), il quale ha studiato filosofia a Oxford, ha spiegato di aver analizzato attentamente i modelli che avevano funzionato bene negli anni 70 e 80, “ma oggi c’è qualcosa di nuovo da imparare”. Lo ha incalzato la Baldwin: “Erano modelli che andavano bene in un’altra fase storica”. E Pill con grande onestà intellettuale: “Eh già, da allora è cambiato il mercato del lavoro ed è molto diverso il regime in cui opera la politica monetaria”. Quando hanno cominciato a correre i prezzi degli alimentari si è guardato a quel che stava accadendo in Marocco, grande esportatore verso le isole britanniche dopo la Brexit. Poi c’è stata l’invasione russa dell’ucraina e sono schizzati in alto i prezzi del gas e del petrolio. Ma adesso? I prezzi al consumo dall’inizio dell’anno sono scesi da +10 a +8,7 per cento, ancora poco se l’obiettivo è arrivare a +2 per cento. La Banca d’inghilterra non è la sola ad aver sbagliato, lo ha fatto anche la Bce. Christine Lagarde ha atteso, ha esitato; più rapido è stato Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, ma anche lui è sotto accusa prima per aver sonnecchiato, poi per aver stretto troppo la cinghia aumentando i tassi d’interesse di cinque punti percentuali in quattordici mesi.
L’impotenza dei potenti
Ci hanno salvato dalla grande crisi finanziaria che, secondo i più rinomati profeti di sventura doveva affossare il capitalismo, l’occidente, la democrazia. Hanno tirato fuori l’euro dalle sabbie mobili nelle quali era caduto tra il 2010 e il 2012. Hanno stampato moneta per pagare i vaccini, gli ospedali, lo smart working e farci uscire piegati, ma non domi dalla pandemia. Adesso i banchieri centrali, già eroi dei nostri tempi, non sono in grado di esorcizzare l’antico spettro dell’inflazione che s’aggira di nuovo per il mondo. Solo un fantasma o una piaga? Chiediamolo a chi vede i propri risparmi perdere valore, a chi non riesce a riempire il carrello della spesa, a chi assiste impotente a una sorta di mercato parallelo dove si contratta in nero per compensare l’ascesa dei prezzi non pagando le tasse. Una frattura nell’ordine delle cose economiche che porta con sé la rovina di molti e il guadagno di pochi.
Dallo scorso anno, la variazione dei prezzi ha fatto registrare in tutto il mondo un aumento pressoché continuo: dal 4,7 per cento nella media del 2021 fino a sfiorare il 10 per cento secondo i calcoli del Fondo monetario internazionale. Nell’area dell’euro si è saliti dal 2,6 per cento dello scorso anno a oggi che si è quasi raggiunto l’11 per cento, sfiorando il 13 in Italia, il livello più alto da circa quarant’anni.
Questa corsa straordinaria è stata in gran parte imprevista. “Negli esercizi di proiezione condotti dagli esperti della Bce e dell’eurosistema gli errori relativi alla crescita dei prezzi al consumo nell’area dell’euro sono stati, nel 2022, molto maggiori che in passato, su livelli doppi di quelli massimi compiuti in precedenza; per l’italia gli errori sono stati di analoga entità”, ha riconosciuto Ignazio Visco, governatore della Banca d’italia. “E’ utile interrogarci sulle ragioni che spiegano le previsioni sbagliate sull’andamento dei prezzi al consumo, molto elevati – ha aggiunto – si tratta infatti non di un semplice esercizio post mortem, ma di un elemento importante sia per una piena comprensione di quanto fatto finora, sia come guida per le decisioni di politica monetaria che si renderanno necessarie nei prossimi mesi”. Ma la sua analisi è meno tecnica o accidentale di quella offerta dagli economisti della Banca d’inghilterra: “All’origine c’è una generale sottovalutazione, da parte degli esperti e, soprattutto, dei mercati (dalle cui quotazioni gli esperti derivano le ipotesi di base per le previsioni), dell’evoluzione della geopolitica. Lo scorso anno, in presenza di un recupero della domanda globale più rapido delle attese, l’insorgere di difficoltà di approvvigionamento ha ovunque sospinto i prezzi dei prodotti intermedi. Ma nell’area dell’euro ha soprattutto contato l’eccezionale rincaro dei prodotti energetici avviatosi alla fine dell’estate”.
La Bce si è mossa troppo tardi. Il rialzo dei tassi ufficiali è stato avviato quattro mesi dopo la Fed, quando si è visto che nell’area dell’euro l’inflazione aveva superato i valori toccati negli Stati Uniti. Adesso la polemica è del tutto opposta: a Francoforte prevale la linea dura e la Banca centrale sta esagerando. In primo luogo, presta eccessiva attenzione all’inflazione corrente, non tenendo conto che la politica monetaria esercita i suoi effetti sull’attività economica e sui prezzi con ampi ritardi. In secondo luogo, insistono i critici, sottovaluta la possibilità che l’inflazione si riduca più velocemente del previsto a seguito dell’indebolimento dell’attività economica. Ultimo, ma non per importanza, non considera le conseguenze di un irrigidimento sincronizzato delle politiche monetarie a livello globale, che non ha precedenti negli ultimi decenni.
C’è anche un’altra posizione della quale va tenuto conto: i banchieri centrali hanno le loro

Fonte: Il Foglio